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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2012 alle ore 06:44.

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Alle tre del pomeriggio le gru posano il primo pannello di copertura, di 12 per 24 metri in legno lamellare, e l'emozione segna i volti di imprenditori e dipendenti della Menù. Nello stabilimento di Medolla, tre mesi dopo il sisma, si compie un gesto simbolico che ridà speranza concreta.

La copertura dei 5mila metri quadrati di questo primo capannone sarà ultimata in due settimane e permetterà di riallacciare gli impianti e, a metà ottobre, con i macchinari illesi, ridare il via alla produzione in asettico di questa azienda di specialità agroalimentari destinate alla ristorazione. A seguire si sistemerà il reparto della produzione dei sughi di pomodoro, che eccezionalmente ora è stata dislocata in aziende del Parmense e del Salernitano, con i tecnici al seguito.

«Non chiuderemo i bilanci 2012 in passivo», confida Rodolfo Barbieri, titolare della Menù, Srl familiare che l'anno scorso ha fatturato 72 milioni, con 180 dipendenti di cui oggi solo il 10% è in Cig post-terremoto. Detto da chi ha subìto danni, a merce e stabilimento, per 30 milioni ha del sorprendente. Il mercato ha dato un segnale di fiducia che va oltre l'attestazione di solidarietà: in luglio la Menù ha segnato un +6,2% sulle vendite rispetto allo stesso mese del 2011 e anche in agosto il risultato è buono. «In giugno siamo rimasti però fermi 18 giorni», spiega Barbieri cercando di minimizzare il piccolo boom, frutto anche del recupero certosino dei 15mila pallet stoccati nei magazzini ripiegati dal sisma. Una sosta che poteva essere ben più deleteria. «Qualcuno della concorrenza ci aveva già fatto le condoglianze», commenta il titolare tra lo scherzoso e l'amareggiato. «Tutti salvi, questo è l'importante», si dissero in famiglia dopo le scosse che danneggiarono l'80% dello stabilimento, non esitando a impegnare fondi propri per ripartire.

La demolizione dei capannoni lesionati, affidata alla Baraldi di S.Prospero modenese, costa sui 3 milioni. Il primo intervento di ricostruzione appaltato alla bresciana Nulli Spa (gruppo Wood Beton) vale altri 5 milioni, con l'innovativa scelta del legno, all'interno rivestito di alluminio e plastificato. «Non ci fidiamo più del cemento armato – dice il figlio, Romolo Barbieri, direttore di produzione e ora della ricostruzione, che per un contrattempo scampò al crollo della facciata del magazzino – e abbiamo scelto il legno lamellare per la categoria antisismica superiore, i requisiti antincendio e per la rapidità di montaggio garantita dal fornitore». Poi bisognerà rifare il magazzino (ora in affitto a Nonantola) e costerà anche di più. L'assicurazione ha anticipato 1,6 milioni, in totale il massimale ne garantirà 13. «I risarcimenti assicurativi saranno dedotti dai finanziamenti ed è giusto – commenta Rodolfo Barbieri – ma è grave che dopo tre mesi non si sappiano ancora le regole sulla distribuzione dei fondi dello Stato. Si dice che copriranno fino all'80%, ma in base a quali parametri e quando saranno disponibili?».

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