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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2012 alle ore 08:16.

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TARANTO
I custodi giudiziali hanno presentato alla Procura le relazioni dove indicano, per gli impianti delle aree dello stabilimento Ilva sottoposte a sequestro dal 25 luglio, come attuare il mandato della Magistratura, ovvero come bloccare l'inquinamento. Oggi il procuratore capo Franco Sebastio incontrerà di nuovo i custodi (Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento) ai quali da martedì scorso si è aggiunto di nuovo, con pari poteri, anche il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante. L'incontro di oggi, quindi, servirà da un lato ad approfondire le relazioni dei custodi e a concordare una serie di modalità operative, forse anche i tempi, e dall'altro segnerà il coinvolgimento ufficiale dello stesso Ferrante tra i custodi. Il presidente dell'Ilva, infatti, è stato reinserito dal Tribunale del Riesame che ha accolto l'incidente di esecuzione proposto dagli avvocati dell'azienda quando si sono trovati davanti a un primo verdetto del Riesame (7 agosto) che inseriva Ferrante, contraddetto poi da due nuove ordinanze del gip Patrizia Todisco (10 e 11 agosto).
«Stiamo procedendo» afferma il procuratore, ricordando che si tratta di un lavoro molto complesso. Acquisita la decisione del Riesame il quale ha detto che lo spegnimento degli impianti è solo l'ultima possibilità, e che la priorità è quella del risanamento finalizzato a tagliare drasticamente le emissioni inquinanti, la Procura ha invitato la scorsa settimana i custodi a presentare un piano in considerazione della specificità di ciascun impianto. «Non siamo tecnici, non spetta a noi individuare le soluzioni» dice il procuratore Sebastio. Ora questo lavoro è stato fatto e dovrebbe delineare, laddove possibile, un regime produttivo minimo per il siderurgico. Invece non è stata ancora consegnata la stima dei costi del risanamento. Sebastio ha infatti chiesto ai custodi di indicare anche la spesa, sottolineando che i relativi costi dovranno essere a carico dell'Ilva e non certo dello Stato.
«La nostra inchiesta è durata quasi tre anni ed è stata sostenuta da un'analisi rigorosa e approfondita come prova anche il fatto che per due volte, sinora, il Riesame ha confermato il sequestro – dice il procuratore –. Continuiamo quindi a muoverci con lo stesso criterio». E a quanti accusano la Procura di non aver fatto nulla dal 25 luglio ad oggi, la risposta è: «Forse si scambia una realtà come l'Ilva per un'officina meccanica abusiva. Se dopo l'ordinanza del gip avessimo subito avviato lo spegnimento degli impianti, cosa sarebbe successo visto che poi ci siamo trovati con due pronunce del Riesame di segno contrario?»
E l'Ilva, intanto, ha presentato alla Regione la sua controproposta su come svolgere le attività nei giorni di particolare ventosità. Tre le richieste fatte dalle parti pubbliche il 6 agosto al tavolo tecnico regionale: ridurre del 10 per cento le operazioni di ripresa dei materiali dal parco minerali, ridimensionare le giacenze di materie prime del 19% in unità di peso rispetto ai valori del 2011, contenere la produzione. La controproposta Ilva, dice l'azienda, permette di raggiungere gli stessi risultati mettendo però al riparo gli impianti. Infine il governatore regionale, Nichi Vendola, ha convocato per il 14 settembre a Bari il tavolo istituzionale sull'Ilva con i ministri Corrado Passera (Sviluppo economico) e Corrado Clini (Ambiente). Sarà presente anche la commissione Ue col vice presidente Antonio Tajani.
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LE PROCEDURE

Le modalità d'intervento
L'incontro di oggi tra i custodi (tra cui il presidente dell'Ilva Ferrante) e il procuratore capo, servirà ad approfondire le relazioni e a concordare una serie di modalità operative, forse anche i tempi di intervento
La stima dei costi
Non è stata ancora consegnata la stima dei costi del risanamento. La procura ha infatti chiesto ai custodi di indicare anche la spesa, sottolineando che i relativi costi dovranno essere a carico dell'Ilva

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