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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2012 alle ore 08:15.

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Nuraxi figus non chiuderà il 31 dicembre, si va verso una proroga di 6 mesi o al massimo un anno. È questa l'unica certezza emersa ieri dal vertice allo Sviluppo economico presieduto dal ministro Corrado Passera a cui hanno partecipato in rappresentanza degli enti locali il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci e il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi. Di alternative al progetto della centrale a carbone integrata con tecnologia Ccs (carbon capture storage), frenato dal Mise per via dei costi troppo elevati per la collettività, però non ne sono emerse.
Semmai ieri è venuto fuori un nuovo orientamento sulla centrale. Al termine dell'incontro è stato infatti deciso di rivedere il progetto carbone pulito «per aggiornarlo e renderlo compatibile con le migliori tecnologie ed economicamente sostenibile», spiega il Mise. A questo scopo «si è deciso di proporre al Parlamento la proroga della scadenza prevista dalla legge 99/2009 per il bando di affidamento della relativa concessione». Certo la proroga di apertura della miniera, in regime di non produttività, non potrà essere molto lunga. Il ministero parla di sei mesi, al massimo un anno.
Gli enti locali che nei giorni scorsi hanno manifestato una volontà molto ferma di andare avanti a tutti i costi con il progetto della centrale, in linea con la principale attività economica dell'area e cioè l'industria estrattivo mineraria, inizieranno subito a lavorare a un progetto più sostenibile. Anche perché, nonostante la proroga i tempi sarebbero comunque molto stretti. «La Regione si metterà subito al lavoro per il nuovo progetto per la miniera del Sulcis», dice il presidente della Sardegna, Ugo Cappellacci. «Abbiamo valutato positivamente l'incontro – continua – e ci mettiamo al lavoro immediatamente». Quanto ai tempi sulla revisione del progetto, Cappellacci parla di «poche settimane. Prevedo tempi brevi».
Sulla vicenda del Sulcis Iglesiente è intervenuta anche la Commissione europea. «Da parte della Commissione europea totale vicinanza alla Regione Sardegna e totale sintonia di vedute con Cappellacci per quanto riguarda la politica industriale del futuro», dice il vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l'industria e l'imprenditoria, Antonio Tajani, dopo aver incontrato Cappellacci. Del resto il progetto della centrale integrata alla miniera con tecnologia Ccs è in sintonia con la strategia dell'Unione europea che punta entro il 2020 a ridurre del 20% le emissioni di CO2. E la proposta sarda va in questa direzione. Tajani parla «di volontà della Commissione europea di guardare la vicenda della miniera del Sulcis in un contesto più ampio, cioé quello del rischio deindustralizzazione di una regione industriale importante come la Sardegna. Dobbiamo impedire che avvenga una deindustralizzazione della Sardegna». E annuncia che la regione può partecipare ad un prossimo bando di 800 milioni di euro legato allo stoccaggio e la riduzione di emissioni di CO2 del carbone che sarà lanciato all'inizio del prossimo anno.
La salvaguardia della Carbosulcis si collega a quella dell'industria sarda dell'area del Sulcis Iglesiente e quindi non è un fatto isolato, nè una pura e semplice azione di conservazione del quadro esistente. Semmai, Cappellacci parla «di un progetto innovativo che deve rappresentare il punto di partenza e rilancio della politica italiana ed europea. Per Cappellacci è positivo il sostegno al progetto per il Ccs Sulcis, che «non solo salverebbe una realtà produttiva importante, ma allo stesso tempo proietterebbe l'Italia in uno scenario avveniristico, idoneo a raggiungere gli obiettivi della road map 2050 sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Ma è con cauto ottimismo che i minatori che da sette giorni occupano la miniera di Nuraxi Figus hanno accolto le notizie sull'esito degli incontri a Roma sul futuro del Sulcis. «È un passo avanti – interpreta Sandro Mereu della Rsu –. Ci sembra un cambiamento importante, un'apertura, rispetto alla posizione iniziale, e lo riteniamo il risultato della lotta dei lavoratori», commenta Francesco Garau della Filtecm-Cgil, che aggiunge: «Ora ci riuniremo e decideremo il da farsi». Per ora però i minatori non manifestano alcuna intenzione di abbandonare la battaglia: restano in galleria a -373 metri.
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