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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2012 alle ore 08:41.

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«Ma perché non trasferisci il laboratorio oltreoceano?», azzarda l'artista Vanessa Beecroft, natali a Genova e casa a Los Angeles, rivolta a Francesca Nicoli, sesta generazione alla guida di uno scrigno di manualità e saperi antichi qual è il laboratorio di scultura Nicoli in piazza San Francesco a Carrara, riconosciuto dall'Unesco patrimonio dell'umanità.

Francesca, una laurea in filosofia riposta nel cassetto cinque anni fa per prendere in mano questo opificio nato nel 1835, unico sopravvissuto alla seconda guerra mondiale tra i 130 esistenti a Carrara e oggi crocevia degli artisti di mezzo mondo, non si scompone e risponde in poche parole: «In nessun altro posto troverei le competenze che esistono qui, oltre alla materia prima».

E non si riferisce solo al marmo bianco di Carrara, scavato dalle montagne che dominano la piazza e che sembra di poter toccare con un dito, ma anche alle altre pietre, provenienti da tutto il mondo, che nel distretto si lavorano. «I blocchi di granito africano, ad esempio, li trovo più facilmente qui che in Africa, così come il nero Zimbabwe», spiega. E poi qui ci sono le competenze: anatomista, pannista, sbozzatore, smodellatore, finitore, levigatore. Si tratta di operai specializzati, la cui formazione avviene essenzialmente in "bottega", come centinaia di anni fa.

«Quando ero bambina si diceva che queste figure erano gli ultimi dinosauri in estinzione, ma non è vero – precisa Francesca –; io stessa sto formando nuove generazioni di scultori, e quelli al lavoro hanno 40 anni e già 20 anni di esperienza alle spalle». Spesso è a loro che è affidata la concretizzazione dell'idea dell'artista, anche se c'è pure chi vuole toccare i materiali o chi realizza il calco.

Da quando ha preso in mano il laboratorio di famiglia, Francesca ha intensificato i rapporti con gli artisti internazionali (già qui erano di casa Henry Moore e Pistoletto), aggiungendo nomi come Santiago Calatrava, Jan Fabre, Louise Bourgeois, ma anche performer come la Beecroft, vip come Naomi Campbell o reali come Paola di Liegi. E, accanto agli oggetti unici fatti a mano, ha sviluppato produzioni in serie limitate, realizzate con l'utilizzo di un robot. In questo modo, negli ultimi due anni ha raddoppiato il fatturato, arrivando a 1,4 milioni. E per il futuro ha le idee chiare: «Punto soprattutto alle commesse degli artisti, perché i margini sono maggiori».

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