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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2012 alle ore 06:43.
Glencore prende tempo e Alcoa "congela" la fermata del sito di Portovesme. L'incontro programmato per mercoledì al ministero dello Sviluppo economico con Glencore slitta di 5 giorni, al 10 settembre. Alla stessa data sarà spostato anche il tavolo con Alcoa, i sindacati e gli enti locali, Regione e Provincia, in cui si dovrà parlare degli ammortizzatori sociali in caso di chiusura e impossibilità a trovare un investitore disposto a rilevare il sito. Nella lettera inviata dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, a tutti i soggetti coinvolti, si legge appunto che lo slittamento è finalizzato a «consentire la raccolta di tutti gli elementi necessari ad una proficua gestione del confronto». Glencore, contattata ieri, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Di qui a mercoledì comunque nell'impianto di Portovesme saranno 13 le celle destinate ad essere spente, secondo un processo controllato. «La prima è stata fermata sabato, poi altre due domenica», spiega Alessandro Profili, responsabile affari europei di Alcoa. E saranno celle che dovevano essere spente nelle normali operazioni produttive, come è stato stabilito nell'incontro di sabato scorso tra i sindacati e l'Alcoa. La multinazionale americana, nell'annunciare il programma di fermata, ha infatti condiviso con i rappresentanti dei lavoratori di procedere partendo dalle celle tentennanti, di fronte a una richiesta dei sindacati di rallentamento delle operazioni, in vista dell'incontro di mercoledì al ministero dello Sviluppo economico.
Dopo lo slittamento del tavolo e la richiesta dei sindacati, Alcoa ha poi deciso di raffreddare la fermata dell'impianto di Portovesme sino a dopo la riunione di lunedì 10 settembre. Anche se la sensazione del management della multinazionale americana è che sia poco probabile che Glencore possa rilevare Portovesme.
Intanto vanno avanti gli incontri tecnici, incentrati soprattutto sul tema occupazionale e sulla questione dei contrattisti. Ieri in Confindustria Sardegna, poi al ministero del Welfare, soprattutto per verificare le condizioni degli ammortizzatori sociali per i contrattisti che, come dice Profili, «sono quasi 200». Per i lavoratori diretti di Alcoa, circa 500, invece è previsto che a partire da inizio gennaio, se non ci sarà un compratore e se l'azienda verrà fermata, «parta la cassa integrazione straordinaria per 2 anni», continua Profili.
De Vincenti ha ribadito anche ieri che il Governo sta «lavorando a garantire la cassa integrazione nel caso si arrivi allo spegnimento definitivo degli impianti, anche per i lavoratori dell'indotto. Stiamo lavorando su questo insieme al ministero del Lavoro e la Regione. Abbiamo messo in sicurezza i redditi dei lavoratori e il nostro obiettivo principale é individuare un investitore che rilevi l'azienda».
Cgil, Cisl e Uil ieri in Confindustria hanno detto di rifiutare ogni confronto sui temi degli ammortizzatori sociali per gli operai dell'Alcoa e ribadito all'azienda che la discussione potrà riprendere solo dopo l'esito della riunione prevista al ministero dello Sviluppo economico. Questo perché in quella occasione potrebbe esserci la risposta definitiva sull'eventuale interesse della Glencore ad acquisire gli impianti di alluminio di Portovesme. Dopo il rinvio dei tavoli al 10 settembre per i sindacati, per quella data, servono risposte chiare. «Leggiamo questo rinvio come una necessità di avere più tempo per approfondire l'approccio con Glencore - spiega il segretario regionale della Cisl, Giovanni Matta - A questo punto, però, l'incontro del 10 deve essere quello definitivo».