Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2012 alle ore 06:43.

My24


Con una lettera datata Ginevra e inviata al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, al sottosegretario Claudio De Vincenti, al governatore della Sardegna Ugo Cappellacci e al presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente Salvatore Cherchi, la multinazionale svizzera Klesch ha fatto sapere che è ancora vivo l'interesse per l'acquisizione dello smelter per la produzione di alluminio di Portovesme, in Sardegna. Dalla sede londinese non aggiungono altri particolari al di là di quelli precisati nella missiva dove si legge che «i termini e le condizioni contenute nell'offerta dell'8 giugno sono ancora valide», con una riserva che riguarda tutte le informazioni uscite dalla data room dopo quella data. La società comunque scrive di essere pronta ad analizzare ogni nuova informazione nella data room speditamente e a concludere una transazione in un periodo di tempo molto breve (in a very short period of time, si legge). Peraltro spiegano di essere pronti ad acquistare lo smelter «anche se le celle, in tutto o in parte, sono spente». Per questo chiedono di essere convocati prima possibile. Con la lettera quindi Klesch allontana il timore di sindacati e lavoratori che un eventuale spegnimento del sito potrebbe poi rendere difficile una successiva ripartenza, ma soprattutto dichiara di essere disponibile a un negoziato dai tempi molto brevi.
Si aprono quindi nuovi spiragli in Sardegna, anche se la tensione comunque non accenna a calare. E del resto la questione del salvataggio Alcoa è davvero molto complicata: «La prospettiva per il sito di Portovesme è molto sottile», spiega l'ex sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia (Pdl) che ha seguito la vicenda fin dagli albori. Ricordando che «Alcoa non ha mai mancato di chiarezza, visto che già nel 2009 quando è stata risolta la crisi precedente con l'introduzione della superinterrompibilità che ha consentito di abbattere i costi dell'energia elettrica, aveva dichiarato che avrebbe comunque chiuso entro il 31 dicembre 2012».
A questo punto al Governo non resta che una cartuccia per invogliare potenziali investitori e cioè «rinnovare l'accordo sulla superinterrompibilità che si potrebbe fare durare fino al 2014, 2015. Non si tratterebbe di un sussidio ma di un servizio alla rete elettrica in attesa che venga completato l'elettrodotto sottomarino. I presupposti della superinterrompibilità ci sono». Certo è che si tratta sempre di prospettive di breve termine che non possono invogliare chi deve fare un investimento così importante. «Sono tutte misure tampone e risulta molto difficile trovare una soluzione strutturale – spiega Saglia –. L'industria dell'alluminio primario è il campione degli energivori e sta in piedi solo con un abbattimento del costo dell'energia».
Questo però non significa che non abbia senso mantenere la produzione di alluminio in Italia. Almeno «finché esistono dazi per l'importazione di materia prima ha senso continuare a produrre alluminio in Italia – interpreta Saglia –. Ma la prospettiva per Portovesme non può che essere quella di individuare presto una soluzione di lungo termine, che potrebbe essere una centrale integrata al sito per la produzione di alluminio». Soprattutto perché non si può chiedere a chi vende elettricità di praticare prezzi non in linea col mercato: per equità verso le altre imprese e perché una società come Enel deve rendere conto dei propri bilanci agli azionisti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi