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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 06:44.

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Puntare sulla flessibilità per superare una crisi che, per la nautica e la navalmeccanica, sta diventando devastante. È il leitmotiv che sta guidando in questi anni le aziende dello spezzino, un tempo riunite in un distretto spirato per consunzione.
Chi è specializzato nella costruzione di piattaforme offshore si adatta a realizzare gru scaricacontainer; chi operava nelle manutenzioni di motori e nella meccanica navale si confronta con un mercato notevolmente depresso e si rivolge all'estero. E un po' tutte le aziende dell'indotto, che un tempo lavoravano nei cantieri spezzini, oggi mandano le maestranze a operare in altre regioni.

Anche molti grandi, peraltro, hanno deciso di diversificare. Un esempio è Fincantieri: al Muggiano, fino al 2004, si costruivano solo unità militari. Ma quell'anno il gruppo decise, sull'onda del buon andamento della nautica (la caduta del settore sarebbe arrivata quattro anni dopo), di entrare nel settore dei megayacht di lusso, dai 70 metri in su, per non fare concorrenza alla maggioranza dei cantieri nautici italiani, specializzati in barche meno grandi.
Forte delle capacità tecnologiche acquisite proprio con la costruzione di navi militari, il gruppo ha realizzato uno yacht da 136 metri, il Serene, iniziato a costruire nel 2006 e consegnato nel 2011 a un armatore russo. Intanto, la crisi era scoppiata, pesando anche sulla produzione da diporto di Fincantieri, che solo nel 2010, dopo un paio di ordini cancellati, ha iniziato la costruzione di un altro megayacht, il Victory, da 140 metri (consegna prevista nel 2014).

Si tratta di unità che possono valere oltre 400 milioni di euro, quindi rivolte ad armatori super ricchi, che restano fra i pochi clienti del settore della nautica a non essere (troppo) spaventati dalla crisi. Fincantieri fa sapere, infatti, di avere diverse trattative in corso per nuovi megayacht e di vedere una leggera ripresa nella nicchia di mercato dell'extralusso. Il che permette di sperare che, per l'intero distretto spezzino, si profili un futuro migliore del presente.

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