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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2012 alle ore 06:43.

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UDINE
«L'energia è un fattore di localizzazione determinante nelle valutazioni di convenienza degli investimenti. Non c'è alcun "ricatto occupazionale" nel ricordarlo». Il presidente degli industriali del Friuli-Venezia Giulia, Adriano Luci, prende posizione dopo il sostanziale via libera arrivato dalla conferenza dei servizi regionale e dai sindaci interessati al progetto dell'elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia: il progetto di Terna prevede una nuova linea lunga 40 chilometri, con lo smantellamento di 110 km di vecchie linee in 30 comuni della Bassa friulana e un risparmio per il sistema elettrico di 60 milioni l'anno.
Un'opera attesa: «Non dimentichiamo – ricorda Luci – che c'è chi ha detto esplicitamente che la permanenza in regione dipende direttamente dal futuro dell'infrastruttura, ma molti altri stanno facendo in riservatezza le proprie valutazioni». Il riferimento è alla Danieli, che per ribadire la necessità dell'elettrodotto è arrivata a dare un ultimatum, ribadito lo scorso luglio e destinato a scadere a metà settembre: in gioco c'è un investimento da 400 milioni destinati al raddoppio dell'acciaieria Abs nel sito di Cargnacco, alle porte di Udine, ma che potrebbero essere dirottati sul neo acquisito impianto di Sisak, in Croazia, che già sulla carta presenterebbe un risparmio di 15 milioni. Non è questo l'unico impianto discusso in Friuli-Venezia Giulia: l'altro fronte è l'elettrodotto Wurmlach-Somplago, un progetto curato dalle aziende Fantoni, Ferriere Nord e Burgo. «Le imprese hanno bisogno di energia, così come le famiglie, con una potenza costante e stabile e a prezzi competitivi. A questo servono le opere – sostiene Luci –. Non è un ricatto dichiarare quali sono le condizioni essenziali per investire e per sviluppare le imprese. Già la nostra Regione sopporta il fenomeno della deindustrializzazione strisciante. Questa è l'occasione per confermare l'importanza anche per la nostra Regione di rafforzare le condizioni di competitività del territorio, in modo tale da contrastare il trasferimento all'estero degli investimenti e dell'occupazione». L'ipotesi di interramento dei cavi, richiesta da molti comitati ambientalisti, comporterebbe costi aggiuntivi del 10 per cento. Ora le competenze passano a Roma, e la decisione finale è attesa per il 13 settembre, l'opera potrebbe essere conclusa entro il 2015.
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