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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2012 alle ore 06:44.

ODOLO (BS). Dal nostro inviato
Giuseppe Pasini è pronto a tornare a Odolo. Per salvare le acciaierie Leali soffocate dai debiti accumulati negli ultimi anni per la crisi del mercato dell'acciaio. Nel paesino della Val Sabbia, da dove suo padre Carlo, non senza lungimiranza, era partito nel 1968 per trasferire la Prolafer più a valle, a Lonato, per avvicinarsi alle grandi vie di comunicazione e ridurre i costi del trasporto che già allora erano una voce importante. Nacque così una «grande realtà siderurgica» (la definizione è di Ruggero Brunori, figlio di Gianbattista che nel '54 a Odolo aveva fondato la Ferriera Valsabbia) con radici odolesi. Quella stessa Feralpi che nei giorni scorsi ha presentato alla famiglia Leali un'offerta per rilevare sia lo stabilimento di Odolo, in cui si producono laminati di qualità e acciai speciali, sia quello di Borgo Valsugana in provincia di Trento, che produce billette di colata continua da forno elettrico, per rilaminazione o per stampaggio diretto.
«Abbiamo presentato la nostra proposta» ha detto Giuseppe Pasini, confermando le indiscrezioni che cominciavano a circolare nell'ambiente siderurgico. «È al vaglio della famiglia Leali e dei professionisti che stanno curando l'operazione. Ma, sia chiaro, al momento non c'è nulla di deciso».
Se l'operazione di salvataggio andasse in porto, la Leali aprirebbe a Feralpi il mercato degli acciai speciali, destinati tra l'altro al settore automotive. Si tratta di una nicchia ma in grado di dare margini più consistenti rispetto all'acciaio per costruzioni in cui oggi Feralpi è uno dei leader di mercato. Il gruppo che fa capo a Pasini ha più di 1.300 dipendenti e nel 2011 ha superato i 2 milioni di tonnellate prodotte, in crescita di oltre il 21% rispetto all'anno precedente. Il fatturato consolidato è ammontato a 1,119 miliardi di euro in accelerazione del 36,5% sul 2010.
Numeri che a Odolo sono molto rassicuranti e vengono considerati una garanzia di continuità per i 150 dipendenti dello stabilimento che è quasi al centro del paese.
In paese gira voce che anche la Ferriera Valsabbia fosse interessata a rilevare la Leali, ma da Brunori (legato tra l'altro da vincoli di parentela alla famiglia Leali) non giunge alcuna conferma, se non quella che «il momento è molto delicato». Quella stessa delicatezza che fa tenere le bocche cucite alla Leali.
Le prossime settimane saranno decisive e tutti in paese sperano in una soluzione positiva. Anche perché, se finora il ridimensionamento dell'occupazione nel settore siderurgico, dovuto all'introduzione inevitabile di massicce dosi di automazione, è stato compensato da altre produzioni, è difficile che questo processo di riconversione possa continuare all'infinito.
Negli anni scorsi si sono insediate o si sono sviluppate a Odolo attività soprattutto nel settore dei metalli non ferrosi che hanno trovato non solo aree industriali disponibili ma anche manodopera qualificata grazie alla cultura metallurgica diffusa.
Due sono le realtà principali che finora hanno consentito di compensare il calo dell'occupazione nel distretto del tondino. La prima è la Gnutti Cirillo, che a corto di spazio a Lumezzane, si è insediata al posto della Ilfo, la "madre" di tutte le ferriere di Odolo fondata nel 1950 da Alessio Pasini e chiusa nel 1994 in seguito alla legge sugli smantellamenti e alla riconversione industriale. Leader nello stampaggio a caldo e nella lavorazione meccanica dell'ottone e di altre leghe non ferrose, la Gnutti è specializzata nei prodotti "OEM", in base cioè alle specifiche tecniche definite dal cliente. Lavora per svariati settori, dal riscaldamento all'antincendio, dal condizionamento all'automotive. L'altra realtà è la Oms Saleri, leader nella produzione di grandi valvole a sfera in acciaio per l'industria petrolifera ed estrattiva.
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L'OPERAZIONE

I numeri della Leali
Fino a due anni fa la Leali era l'azienda
più grossa di Odolo, con una capacità produttiva di 600mila tonnellate
Il fatturato sfiorava i 300 milioni di euro (erano quasi 500 nel 2008). Ora l'attività
è ferma e i circa 150 dipendenti in cassa integrazione in attesa che si chiuda
la trattativa per la vendita
L'intuizione di Pasini
Feralpi fu fondata a Lonato negli anni '60
da Carlo Pasini, un odolese che aveva intuito
in anticipo il vantaggio competitivo che poteva arrivare dal localizzare l'attività produttiva
in un'area più vicina alle grandi vie
di comunicazione, nella Valpadana
Oggi ha 1.300 dipendenti e nel 2011
il fatturato è stato di oltre 1,1 miliardi di euro,
in crescita di oltre il 36%
rispetto all'anno precedente

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