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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2012 alle ore 06:45.

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ROMA
«Aspetto di leggere il documento del Gip con il quale è stata respinta la proposta di un primo intervento urgente nelle aree dello stabilimento più critiche, che prevede investimenti per 400 milioni». La replica del ministro dell'Ambiente Corrado Clini al "no" al piano dell'Ilva di interventi immediati per il risanamento degli impianti espresso dal giudice Patrizia Todisco, arriva secca e preoccupata, per una situazione destinata a precipitare, durante il question time programmato ieri alla Camera. In risposta a un'interrogazione urgente presentata dal deputato dell'Api Pino Pisicchio.
«Mi auguro che questa iniziativa non interferisca con la procedura prevista dalla legge, in applicazione della direttiva europea, che stabilisce che il ministro dell'Ambiente rilasci l'autorizzazione integrata ambientale all'esercizio degli impianti industriali» sottolinea Clini mettendo in chiaro le competenze del Governo. «Chiederemo a Ilva – dice – di cominciare a rispettare adesso, con quattro anni di anticipo, quanto sarà stabilito nell'autorizzazione per l'adeguamento degli impianti di Taranto». Autorizzazione che conterrà tutte le «prescrizioni puntuali» per allinearsi agli standard stabiliti dalla Commissione Ue che saranno obbligatori a partire del 2016. Poi assicura che il ministero sta lavorando per completare l'istruttoria per la nuova Aia, che arriverà come previsto entro il 30 settembre. La task force per la revisione del provvedimento, insediata il 20 agosto, sta rivedendo le prescrizioni della vecchia autorizzazione, rilasciata nel 2011, integrandole in base a quanto chiesto dalla magistratura nel primo decreto di sequestro del 26 luglio scorso, semplificando alcuni aspetti eccessivamente restrittivi e prevedendo l'impiego delle migliori tecnologie disponibili (le Bat, best available technologies) voluto appunto da Bruxelles.
«Siamo impegnati – osserva Clini – ormai da più di due mesi senza sosta per cercare di dare tecnicamente, e che sia poi certificabile, una risposta alla domanda di salute della città di Taranto, garantendo la continuità della produzione. Stiamo lavorando in modo responsabile. Mi auguro che tutte le istituzioni abbiano lo stesso senso di responsabilità». Clini, poi, a margine del question time risponde anche all'affermazione giudice Todisco, arrivata con la bocciatura al piano Ilva: «Su salute, ambiente e diritto al lavoro non si mercanteggia». Questo «non è mercato – sottolinea Clini – ma il modo corretto di intervenire a difesa della salute della popolazione. Quello che mi auguro è che la decisione presa dal Gip non interrompa il percorso avviato dal ministero». Ma dice di non essere in grado di dire se lo stabilimento chiuderà: «Stiamo procedendo per evitarlo, perché continui a produrre in condizioni di sicurezza per l'ambiente e per la salute».
Preoccupazioni per le conseguenze della decisione della magistratura arrivano anche dal mondo politico. «Il governo – interviene il segretario del Pd Pier Luigi Bersani – ha in mano, in base alla legislazione europea, l'Autorizzazione ambientale. Spero che in essa si raccolga la preoccupazione dei magistrati e al tempo stesso di non spegnere l'attività, perché forse non si percepisce ancora la dimensione colossale del problema». Mentre per il responsabile economico del partito Stefano Fassina l'Ilva «rimane al centro di una drammatica contraddizione tra salute e lavoro». Il rispetto per le decisioni della magistratura, dice, non può evitare la preoccupazione per il futuro di tutti i lavoratori coinvolti. Sottolineando come «l'azienda ha la primaria responsabilità di potenziare gli impegni tecnologici e finanziari proposti nel cronoprogramma presentato la settimana scorsa».
Parte invece dai numeri Antonio Leone, vicepresidente Pdl della Camera, per sottolineare la portata delle scelte della magistratura: «L'Ilva di Taranto – spiega – dà lavoro a circa 18mila addetti e assicura il 45% del fabbisogno nazionale dell'acciaio. Bisogna partire da questi due dati fondamentali per valutare la gravità della decisione del Gip». E mette in guardia dagli esiti che scaturirebbero dalla messa in mobilità di tutti i lavoratori: «Una catastrofe sociale di proporzioni e conseguenze così drammatiche da non poterle ancora valutare nella loro gravità». E anche Fli interviene per sostenere l'esecutivo: «Sulla vicenda Ilva – afferma il coordinatore nazionale Roberto Menia – è necessario che ognuno faccia la sua parte secondo ruoli e responsabilità che la Costituzione e le leggi attribuiscono. Il governo vada avanti nel suo compito che è quello di applicare la normativa ambientale ed europea in materia di Aia».
Durissima la posizione che arriva dal presidente dei Verdi Angelo Bonelli: «Quello che sta succedendo a Taranto individua una responsabilità gravissima da parte dell'azienda, della politica, dei sindacati che non sono stati in grado di affrontare una situazione drammatica dal punto di vista ambientale e sanitario». E sulla nuova Aia attacca: «Non può essere l'alibi per una sanatoria per gli impianti che inquinano». Mentre per Felice Belisario capogruppo Idv in Senato non esistono più vie di mezzo, né compromessi al ribasso: «Non si baratta la salute con il lavoro – ribatte – né tantomeno il contrario. La decisione del giudice deve solo tranquillizzare i lavoratori, vuol dire che c'é qualcuno che vigila attentamente sulla loro salute».
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