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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2012 alle ore 08:28.

La trasformazione è delle coscienze, prima ancora delle arti. «Quell'evento a Torino ha cambiato la mentalità di molti, soprattutto delle nuove generazioni. Quando ci ritrovavamo al bar o al ristorante eravamo tutti amici – spiega Marco Costantini, uno dei titolari della Quattroventi a Corno di Rosazzo – ma nessuno di noi è mai entrato nella fabbrica di un collega. Per la cattedra papale sembrava di essere tornati a scuola quando tra vicini di banco ci si aiutava nei compiti».

E di banchi in legno Costantini se ne intende. Proprio Quattroventi è una delle imprese che da quei primi piani sparati sulla lavorazione del legno "papale" ha tratto benefici. «Caloi, un'azienda trevigiana di San Vendemiano – racconta – ci chiese di costruire 70 banchi per una Chiesa in provincia di Arezzo. Furono assemblati con 16mila pezzi per venire incontro alle esigenze dell'architetto». Un capolavoro che aprì la strada alla costruzione di confessionali e arredi sacri di altissima qualità, richiesti ormai in mezza Italia.

Del resto è la qualità la parola d'ordine di questo distretto che, come tutti, ha subito un dimagrimento in linea con i tempi ma i numeri sono ancora molto importanti. Le imprese negli 11 Comuni del distretto sono 917 (224 del legno e 693 del mobile), la maggior parte delle quali, 306, è a San Giovanni al Natisone.

Il valore delle esportazioni, nel 2011, ha toccato 539 milioni che, se confrontati con il miliardo di 10 anni prima, fanno sgorgare le lacrime a quanti erano abituati a veder scorazzare Ferrari e Lamborghini per le strade cittadine e oggi non le vede più, ma rappresentano pur sempre uno dei motori economici di questa regione.
La trasformazione si è abbattuta su un territorio in crescita - come ricorda Graziano Tilatti, presidente regionale di Confartigianato, che a Udine ha un'impresa edile tra le più qualificate - ma non ha piegato le energie.

«Il mio primo lavoro edile – ricorda – lo feci nel manzanese nel 1978, ben 300 alloggi. Allora scendevano dalle montagne per cercare lavoro e c'era fame di case. Oggi questi paesi si stanno spopolando ma c'è un'iniezione di stranieri, soprattutto cinesi e dall'est Europa».

La qualità nel distretto è di casa da sempre. Non è un caso che il lavoro di quest'area prende, con percentuali che oscillano in media tra l'80 e il 90%, le strade del mondo. Oltre alla Germania e agli Stati Uniti sono i Paesi asiatici e dell'Est Europa che reclamano l'eccellenza del made in Italy. In Russia, ad esempio, lo scorso anno le esportazioni hanno registrato un + 13,36% rispetto all'anno precedente. Buttazzoni, titolare della Blifase, incarna l'anima dell'imprenditoria locale. La sua impresa fa di tutto per stare al passo con i tempi. Propone un'analogia interessante con il vicino distretto dell'occhialeria nel Bellunese. «Luxottica sforna 5.600 modelli nuovi ogni anno – argomenta Buttazzoni – e questo vuol dire che ogni giorno ne escono 15, che alimentano un volume di fuoco di 65 milioni di montature all'anno. Nel nostro piccolo, rispetto ai tempi d'oro in cui ci limitavamo come tutti a ricevere in azienda i fax degli ordini, facciamo cinque nuovi modelli di sedie all'anno». Il suo mercato è il mondo: solo il 10% della produzione resta in Italia.

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