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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2012 alle ore 08:28.

«Il 50% del fatturato è in Usa – spiega Buttazzoni – mentre il resto è in Europa e in Giappone».

La trasformazione, come amano definirla da queste parti, si è accompagnata ad una rivoluzione del credito che, in questa regione, soffre molto dello stallo in cui versa Banca Mediocredito, partecipata dalla Regione. E allora soccorrono le realtà locali come Banca Manzano credito cooperativo, peraltro l'unica in Italia ad avere la certificazione di qualità Iso 9001 sui servizi della gestione del risparmio e del credito.

Banca Manzano – che nel 2011 ha aumentato gli impieghi alle imprese del 4,7% - d'intesa con il distretto (non a caso Piemonte siede nel cda dell'istituto di credito) ha messo a disposizione delle aziende 10 milioni a tasso agevolato (ulteriormente incrementabili) per chi farà innovazione: nuovi prodotti, nuovi processi produttivi, nuovi processi commerciali.

«Quello che cerchiamo di fare – spiega il direttore generale Angelo Zanutto – è semplicemente accompagnare le nostre aziende, cioè il nostro patrimonio. Dobbiamo stimolare l'innovazione». E c'è già la prima impresa che ha cominciato a "rosicchiare" le risorse messe a disposizione. E' un'azienda ortopedica di Moimacco che ha innovato nella linea ergonomica per i portatori di handicap.

Tutti gli ingredienti – ricerca, formazione e innovazione – qui vengono messi sul tavolo. «Una volta – spiega Alessandro Calligaris, presidente regionale di Confindustria – le sedie erano solo in legno. Oggi, come può vedere, abbiamo tessuti, plastica, vetro, metallo». E qui il pensiero corre al Catas di San Giovanni al Natisone, considerato oggi il più grande istituto italiano per ricerca e prove nel settore legno-arredo, punto di riferimento in Italia e nel mondo. «Ha saputo muoversi con le proprie gambe e le proprie capacità – afferma Calligaris – e per questo è diventato un'eccellenza». Non è un caso, dunque, che Catas impieghi 40 persone e oltre alla presenza di una seconda sede a Lissone (Monza-Brianza), possegga una società partecipata estera, Catas-Chile di Santiago del Cile, che svolge le stesse attività dei centri italiani. Una storia quasi naturale, verrebbe da dire. «Questo distretto ha lavorato e lavora con i grandi distributori e i grandi importatori. La competizione globale ci ha costretto a confrontarci con tutti» chiosa Calligaris. E da questa sfida con il mondo, il distretto della sedia esce a testa alta.

Che il distretto della sedia non abbia nessuna, ma proprio nessuna voglia di mollare, lo testimonia anche il fatto che qui già si pensa a come riutilizzare i tanti capannoni che, inevitabilmente, la crisi ha lasciato vuoti. Piemonte, il direttore dell'Asdi, ha le idee chiare: «Devono diventare il cuore di un polo logistico che serva i traffici che prendono le strade del nord Europa e dei Balcani. In questo momento, oltretutto, il costo dei capannoni è appetibile».

Già, peccato che per raggiungere o per partire da un polo logistico ci sia bisogno di strade. E qui – se non fosse una questione seria – ci sarebbe da ridere.
Accade infatti che la bretella Palmanova-Manzano, un tratto di 15 km che dovrebbe congiungere una delle aree a più alta concentrazione industriale d'Italia (migliaia di imprese in appena 150 km quadrati) alle autostrade verso l'Austria e la Slovenia, è annunciata da decenni (dal '64 per la precisione) ma resta ancora sulla carta.
«Non ci sono veti ambientalisti – spiega Maurig – ma semplicemente non si riesce a fare eppure servirebbe come l'aria per decongestionare il traffico e permettere di raggiungere velocemente le autostrade, i porti, gli aeroporti e i valichi di frontiera».
È proprio vero: le sedie di Manzano sono molto, ma molto più mobili della burocrazia che rallenta l'orologio del l'economia.

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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