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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2012 alle ore 06:42.

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TARANTO. Dal nostro inviato
Se le suonano di santa ragione. A volte, in punta di tecnicismi, altre stroncando la bibbia dei custodi giudiziari con parole perentorie. L'oggetto del contendere sono i provvedimenti recapitati ai vertici aziendali il 17 settembre 2012. I dirigenti dell'acciaieria strigliano gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento. A vergare il carteggio sono gli uomini che riportano all'ingegner Vincenzo Dimastromatteo, responsabile altiforni e agglomerazione, e al suo collega Vito Vitale dell'area cokeria. Con parole al vetriolo («misure tecnicamente non necessarie», «incompatibili» o «inapplicabili»), gli uomini dell'Ilva bocciano le linee guida dei custodi giudiziari. I punti vulnerabili li snocciolano uno per volta, citando prima le decisioni degli ingegneri nominati dal Tribunale, e poi infilzandole con critiche radicali.
Dicono Valenzano, Laterza e Lofrumento: «...tali interventi presuppongono il necessario spegnimento della quasi totalità dei forni che costituiscono le batterie 3-4, 5-6, 9-10, e 11 ed ogni caso lo spegnimento dei restanti forni delle batterie 7-8 e 12». I tecnici dell'Ilva ribattono così: «In relazione a tali disposizioni è opportuno ribadire che le batterie 7 e 8 sono state oggetto di rifacimento nel periodo 2010-2011. La batteria 12, costruita tra il 1998 e il 2000, è stata avviata nel mese di ottobre dello stesso anno».
Questo è il prologo, perché appena si entra nel vivo, i siderurgici esprimono in modo plastico tutto il loro dissenso: «Le batterie dei forni coke 7, 8 e 12 sono da considerarsi nuove ed in quanto tali lo spegnimento (in neretto nel testo) disposto dai Custodi (con la C maiuscola, unico segno di riguardo nei loro confronti) oltre a non essere necessario, avrebbe conseguenze impiantistiche gravi (fessurazioni delle pareti) tali da compromettere le prestazioni ambientali». Esiste un modo altrettanto netto per dire che le «disposizioni di servizio» sono state redatte da soggetti poco competenti?
Il presidente dell'acciaieria, il prefetto Bruno Ferrante, ha lasciato scivolare questi fogli durante l'incontro con i giornalisti dell'altro ieri. La chiusa, sottolineata nel testo, è un po' la summa di quanto inconciliabili siano le posizioni in campo: «D'altro canto, per le batterie coke in questione, non si comprende tecnicamente la necessità dello spegnimento in relazione alle attività di adeguamento».
Una guerra fratricida tra ingegneri arruolati su fronti contrapposti. I tecnici dell'acciaieria tornano alla carica su un altro punto che giudicano gravemente vessatorio. Dicono i Custodi: «È necessario provvedere all'installazione di un sistema di caricamento sequenziale(...) in modo che tutti i gas e le polveri siano trattati come gas di cokeria». Un'affermazione che manda le squadra altoforni e cokerie su tutte le furie. Sentite la risposta: «È una misura strutturalmente incompatibile con le batterie dei forno coke di Taranto. L'applicazione di tali soluzioni, incompatibili anche con le macchine installate, richiederebbe per tutte le batterie di coke la completa ricostruzione secondo un progetto diverso dall'esistente».
L'affermazione ne contiene molto altre. È come se gli uomini dell'Ilva dicessero: ma i Custodi sanno di quale impianto parlano? Una domanda che aleggia per un altro pugno di rilievi che i siderurgici muovono sulle bat conclusions (le migliori tecniche disponibili per l'abbattimento delle emissioni, Ndr), dove si prendono persino la soddisfazione di sottolineare una svista dei Custodi. E precisano che il problema in questione si trova al punto 46 «e non come erroneamente riportato nella disposizione (punto 45)».
I ruoli ormai si sono capovolti. Armati di matita rossa e blu, i dirigenti di Ferrante maltrattano i Custodi per ancora due paginette: dall'installazione delle celle di cokefazione («da considerare inapplicabile»); al trattamento dei fumi («rappresenterebbe un'attività sostitutiva al rifacimento delle pareti refrattarie dei forni coke, in parte già attuata»); per finire sulla riduzione del tenore di zolfo («gli impianti hanno prestazioni ambientali pienamente conformi ai limiti previsti della bat conclusions»).
Con una conclusione da fuochi pirotecnici sull'installazione dei filtri a manica sulle torri di spegnimento coke: «Tecnicamente non corretta e non realizzabile».
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