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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2012 alle ore 08:18.

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TARANTO
L'Aia che è in arrivo per l'Ilva non mette un punto definitivo. In cantiere ci sono infatti altri tre provvedimenti che dovranno disciplinare aspetti e questioni che il provvedimento che il ministro Corrado Clini per ora non contiene. Si tratta di discariche, rifiuti e acque che saranno regolati entro il 31 gennaio prossimo, dell'area a freddo (che non è oggetto di sequestro giudiziario al contrario dell'area a caldo) e delle centrali elettriche che saranno definite entro il 31 maggio, e della valutazione di danno sanitario a causa di inquinamento industriale prevista da una legge della Regione Puglia del luglio scorso e che sarà inserita quando la stessa Regione avrà completato le norme di attuazione.
Una «tempistica certa e stringente per chiudere il riesame delle altre matrici ambientali non considerate nell'attuale riesame dell'Aia» era stata sollecitata dal Comune di Taranto. E anche per le centrali elettriche Cet 2 e Cet 3, gestite da Energia spa di cui è socio l'Ilva, il Comune aveva chiesto l'«urgente inserimento nel cronoprogramma post-riesame della revisione dell'Aia». Infatti «ci si domanda - ha evidenziato il Comune di Taranto - che senso abbia affrontare le criticità dell'area a caldo tralasciando le emissioni prodotte dalle due centrali».
Comune e Provincia di Taranto, che insieme a Comune di Statte, Regione Puglia e Arpa Puglia costituivano il fronte locale al tavolo tecnico, danno un giudizio positivo sull'impianto dell'Aia. «Crediamo di essere andati ben oltre quello che ci chiede la magistratura» osserva Giampiero Mancarelli, assessore provinciale all'Ambiente. Giudizio positivo anche sul pacchetto degli interventi e dei tempi per gli altiforni. L'altoforno 1 si ferma dall'1 dicembre per il rifacimento, sul 2 e sul 4 partono «in tempi immediati» i lavori per l'installazione dei sistemi di depolverazione, il 3 ha il divieto d'esercizio e la ristrutturazione del 5 parte da luglio 2014, un anno prima rispetto al programma Ilva. «Fondamentale», insieme al taglio delle emissioni nocive, viene anche valutata la copertura dei parchi minerali se si considera che l'Ilva aveva uno studio di fattibilità al termine di 15 mesi, mentre adesso, entro due mesi dall'Aia, dovrà fare un progetto vero ed eseguire i lavori in tre anni. Collegate a questo anche due misure suggerite dal Comune: impermeabilizzazione dell'area parchi e opere di raccolta della pioggia.
L'arrivo dell'Aia, però, non allontana tutte le nubi sull'Ilva. Ieri uno dei custodi, Claudio Lofrumento, si è recato all'altoforno 1 che è il primo a doversi fermare. Lofrumento ha voluto rendersi conto della situazione, ma i custodi non mollano la presa nemmeno sull'altoforno 5, che secondo la direttiva di una settimana fa dovrebbe anch'esso fermarsi in tempi immediati. Infine i custodi ritengono insufficiente il fatto che l'Ilva abbia messo a disposizione 10mila fra operai e tecnici. Non serve un elenco, è la loro osservazione, ma un piano di gestione del personale durante le fermate. E l'Ilva non lo ha dato.
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