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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2012 alle ore 08:18.

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BOLZANO.
Erano state tra i simboli dell'industrializzazione del Trentino-Alto Adige. Ora per le due acciaierie di Bolzano e Borgo Valsugana la storia è cambiata e per gli operai questo significa cassa integrazione e contratti di solidarietà. All'orizzonte però si intravede qualche spiraglio positivo.
Ne è convinto anche Alessandro Olivi, assessore provinciale all'Industria di Trento, che sta seguendo in prima persona il caso dell'Acciaieria Valsugana. Una vicenda complessa che coinvolge tutti i 105 dipendenti dello stabilimento che opera a Borgo dal 1974. L'azienda controllata dal gruppo Leali è stata da poco posta in liquidazione volontaria e ha presentato domanda di concordato preventivo con prosecuzione di attività. Ora si aspetta la pronuncia del tribunale, ma gli operai – che lavorano ancora in regime di contratto di solidarietà – potrebbero essere comunque salvati. Olivi in questi giorni ne ha parlato a lungo con Giuseppe Pasini, presidente di Feralpi Group, produttore di acciaio bresciano interessato a subentrare al gruppo Leali. «Il gruppo Feralpi fa sul serio – assicura l'assessore – e vuole investire sia sul piano ambientale sia per garantire l'attuale livello occupazionale almeno in fabbrica, mentre ci potrebbe essere qualche taglio nel settore amministrativo, che verrebbe spostato a Brescia».
La Provincia è pronta a fare la sua parte rimettendo in campo un contributo da 2,6 milioni per gli investimenti ambientali per abbattere fumi e polvere: il finanziamento era già stato concesso al gruppo Leali, ma poi congelato per via delle difficoltà aziendali. Tutto comunque dipenderà in primo luogo dall'esito della richiesta di concordato: «Purtroppo – spiega Manuela Terragnolo della Fiom/Cgil trentina – tutto è legato ai tempi della giustizia. Speriamo in un esito rapido e in una trattativa sul piano industriale che salvaguardi livelli occupazionali e investimenti». Realisticamente, i tempi per il rilancio dello stabilimento saranno di sei-sette mesi.
Momento particolare anche per lo stabilimento bolzanino della Valbruna. La situazione è completamente diversa da quella di Borgo Valsugana – il bilancio 2011 è cresciuto ulteriormente rispetto a un 2010 già in ripresa e si sono registrati nuovamente degli utili – ma a luglio si è registrata una brusca frenata negli ordinativi. «Questo comporterà – dice Claudio Voltolini, segretario provinciale della Fim/Cisl di Bolzano – che ai 120 operai della fonderia in contratto di solidarietà se ne aggiungeranno altrettanti in cassa integrazione in altri reparti». Lo stabilimento altoatesino del gruppo vicentino conta 450 dipendenti: se qualche anno fa si era addirittura arrivati a temere per la chiusura, ora c'è ottimismo. L'azienda ha infatti annunciato investimenti produttivi per 9 milioni da qui ad agosto per migliorare i propri impianti e macchinari e sta addestrando una quindicina di giovani da inserire in azienda per garantire il turn-over. «Quella dell'acciaio è una produzione ad alto valore aggiunto, elevata intensità di capitale e che in Trentino-Alto Adige per ogni occupato garantisce due posti di lavoro nell'indotto. Bisogna quindi fare di tutto per mantenere sul territorio queste imprese», chiude Voltolini.
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All'acciaieria Valsugana, che potrebbe essere ceduta a Feralpi
105 Dipendenti.
Programmati nello stabilimento bolzanino della Valbruna
9 milioni Investimenti.

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