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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2012 alle ore 10:46.

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C'è chi al Cairo sta cercando di creare una democrazia e chi di far pulizia. Pulizia in senso stretto, con ramazze, bidoni, idranti, migliaia di spazzini e 540 automezzi. Chi cerca di tenere pulita più di mezza città, affrontando abitudini quotidiane contrarie e detriti che si lasciano alle spalle centinaia di manifestazioni politiche, sono gli italiani.

Metà del Cairo significa quasi sei milioni di abitanti, più di ogni altra città italiana. Ma per chi ha lavorato in questo settore a Napoli, nessuna sfida sembra impossibile. «Secondo la mia esperienza, a Napoli era più difficile», dice Carlo Noto La Diega, presidente di Asa International, la società del gruppo Gesenu che dal 2003 gestisce il ciclo dei rifiuti nelle zone Nord e Ovest della capitale egiziana: anche dove sono i grandi alberghi del turismo, alcuni dei ministeri più importanti. E piazza Tahrir. Gli spazzini che l'hanno ripulita dopo gli assalti all'ambasciata americana erano alcuni dei 5.500 dipendenti di Asa. Tutti egiziani, eccetto tre funzionari italiani.

«Non è facile lavorare in queste condizioni, sono due anni che le cose sono difficili – spiega Noto, imprenditore di origini siciliane ma nato all'Asmara –. Tuttavia siamo qui, non ce ne siamo mai andati. È quello che ho detto al presidente Morsi quando è venuto in Italia: nonostante la nostra fiducia, non ci avete pagato per mesi. Siamo rimasti sotto una tenda a ossigeno ma non abbiamo mai lasciato i nostri dipendenti senza salario». Pagarli è anche logisticamente difficile: nessuno ha un conto in banca e ogni mese 10 furgoni blindati attraversano la città per portare all'Asa il contante necessario per gli stipendi.

Ora le cose vanno meglio. «La calma era tornata dopo le elezioni alla fine dell'anno scorso: la gente ha provato la democrazia diretta e si è sentita rincuorata». Il Governo egiziano ha fatto la sua parte, il lavoro è ripreso. Ma Carlo Noto non dimentica come lo hanno trattato le banche: «Le nostre e le egiziane. Eravamo in difficoltà ma non appena sentivano parlare di Egitto si spaventavano. Abbiamo conti fermi da 4/5 anni». Asa opera dal 2003 e recentemente è stato firmato un nuovo contratto da 50 milioni l'anno che fino al 2018 prevede la fornitura completa dei servizi necessari al ciclo completo della gestione dei rifiuti solidi urbani. I numeri dovrebbero spaventare ma non chi è già passato per l'area metropolitana di Napoli. I distretti del Cairo che Asa deve tenere puliti sono 15, 64 km quadrati o 775 km di strade principali e 1.960 di vicoli. La densità media di Cairo Nord e Ovest è di 94mila abitanti per km quadrato, 861mila utenze domestiche, 2.250 tonnellate di rifiuti. Ogni giorno.

Sfida delle sfide, Asa deve realizzare una discarica controllata con un impianto di selezione e compostaggio a 25 km dal centro. Per il Cairo è come andare sulla Luna. Noto è forse troppo ottimista. «Devo essere ottimista, ho l'obbligo di esserlo anche se di preoccupazioni ne ho tante. Abbiamo avuto tempi temi difficili, tutti li hanno avuti. Ma rispetto agli altri noi ci occupiamo di un servizio essenziale. La pulizia delle città era uno dei primi cinque punti del programma di Morsi».

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