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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2012 alle ore 09:57.

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Capire il mercato del lavoro cinese dall'Italia richiede uno sforzo estremo e la revisione dei parametri propri del nostro mercato del lavoro. Le aziende sembrano alla continua ricerca di personale, mentre giovani (e meno giovani) cambiano impiego anche più volte l'anno. Certo, ci sono differenze legate a settore, istruzione, qualifica e aree geografiche.

In Cina convivono città come Shanghai, dove la forza lavoro, impiegata principalmente nei servizi, è composta da giovani ultra competitivi e spinti dalla voglia di imparare e affermarsi, e aree arretrate, dove quando va bene ci sono due o tre grandi aziende manifatturiere a investimento straniero che garantiscono condizioni di lavoro superiori agli standard locali e con i minimi salariali e contributi regolamentati per legge.

La polarizzazione tra chi ha accesso a stipendi e servizi ormai paragonabili a quelli occidentali, rispetto a chi invece deve sottostare a condizioni da Paese in via di sviluppo, ha portato il Governo a impegnarsi di più in questo campo. Le orde di operai non qualificati, che dalle zone interne confluiscono nelle città industriali della costa, sono però sempre meno numerose, anche per l'aumento del costo della vita in queste ultime, per il fiorire di opportunità nelle zone di provenienza e per l'invecchiamento della popolazione.

Tutt'altra storia per i servizi e il personale tecnico qualificato, della grande distribuzione e del settore commerciale, caratterizzati da continue richieste di aumenti salariali, tirocini e avanzamenti di carriera a fronte di minacce di lasciare l'azienda per passare ai concorrenti. Qui gli stipendi hanno superato quelli italiani e, data la poca trasparenza del mercato del lavoro, molto è lasciato alla negoziazione tra le parti. Non c'è da stupirsi se un trentenne cinese con qualifiche e qualche anno di esperienza chieda l'equivalente di 3mila euro netti per occuparsi di un piccolo dipartimento vendite o per gestire un'unità di produzione fuori dai grandi centri urbani. Questi stipendi possono lievitare nei casi di senior e top management, in presenza di ulteriori qualifiche, quali Mba, lingue straniere e anni di esperienza nelle top 500.

La legge sui contratti di lavoro, in vigore dal 2008, richiede un contratto scritto, limita a 40 ore settimanali l'orario, a 36 ore mensili gli straordinari e limita il periodo di prova in base alla durata del contratto di lavoro. Indica inoltre la remunerazione degli straordinari, fino al 300% per i giorni festivi, regolamenta licenziamenti e compensazioni. Infine, vieta la pratica, un tempo comune, di sequestrare documenti o trattenere parte delle paghe dei dipendenti. E sebbene molte aziende locali riescano a sopravvivere nella giungla dell'illegalità, per le aziende straniere è impossibile non allinearsi alle leggi.

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