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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2012 alle ore 10:58.

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Fuga dalla Cina. La società altoatesina Thun ha deciso di trasferire la produzione di ceramica in Thailandia, ai confini con la Birmania. «Entro il 2013 – spiega Peter Thun, 57 anni – conto di delocalizzare il 50% in Thailandia e arrivare all'80% nel 2014». Una scelta controcorrente per la multinazionale di Bolzano che da molti anni produce la ceramica artigianale in Cina, nello stabilimento di Tangshan a 178 chilometri da Pechino.

L'imprenditore, reduce da tre settimane di tour tra Cina, Thailandia e Vietnam, è molto prudente, anche se tradisce preoccupazione per la situazione in Cina, dove si sono verificati duri confronti tra aziende e operai e scioperi ripetuti. «Le maestranze – spiega – hanno grande capacità realizzativa, ma ci sono problemi di disciplina e picchi di turnover inaccettabili. Recentemente siamo passati da un turnover del 5 a uno del 30%, ma ora, per fortuna, è ridisceso su livelli fisiologici».

Un turnover elevato è come un colpo da ko per il settore della ceramica artigianale, dove l'azienda investe pesantemente, dai 12 ai 18 mesi, per formare un operaio specializzato. E vederlo andare via dopo 6 o 12 mesi è un danno enorme. Anche per questo di recente si sono registrate discontinuità nell'arrivo di merce dall'Asia.

«Il mio obiettivo – aggiunge Thun – è costruire lo stabilimento tailandese in prossimità dei confini con la Birmania: potremo utilizzare anche personale proveniente da quel Paese». E il problema dei visti periodici? «Si risolve – sostiene Thun – tornando periodicamente in Birmania per riposarsi. Per noi è vitale stabilizzare il turnover». L'imprenditore però manifesta interesse anche per alcune location in Vietnam che ha visitato nel corso del tour.

Il brand Thun (la Spa è controllata da Peter Thun Trust) è noto soprattutto per le ceramiche e per i suoi angioletti dagli occhi socchiusi e dalle guance tonde, in vendita in 1.658 punti vendita in Europa e in sei negozi monomarca in Cina. Ma non sono solo gli angeli a far volare i ricavi dell'azienda: da anni Thun persegue una politica di progressiva diversificazione e oggi offre una gamma di prodotti composta da articoli da regalo e natalizi, accessori per la casa, bijoux e accessori donna, prodotti tessili e accessori per bambini. In Italia la società vanta 349 negozi monomarca di cui 31 a gestione diretta (compreso quello all'aeroporto di Linate). Uno sforzo produttivo, commerciale e finanziario enorme, che ha lasciato una traccia anche sui bilanci 2009/10, con perdite per 5 milioni.

Lo sforzo però «continua – interviene Paolo Denti, amministratore delegato e co-regista del successo – con le aperture di negozi in Cina, su cui riponiamo grandi aspettative senza però trascurare la prudenza. Anche per una questione di tutela del nostro prodotto». Denti annuncia che nel 2013 verranno aperti 25 nuovi negozi, «in rallentamento rispetto al passato ma, data la situazione economica, credo sia una sfida».

La multinazionale dichiara un fatturato del Mondo Thun di 220 milioni, +8%. «Quest'anno – conclude Peter Thun – siamo partiti male, -15%, ma poi abbiamo recuperato fino al +7% che speriamo di mantenere sino al termine dell'anno».

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