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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 08:28.

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CERNOBBIO. Dai nostri inviati
Giro di valzer sul decreto applicativo delle nuove regole contrattuali scritte sulle forniture nella filiera agroindustriale (articolo 62 della legge sulle Liberalizzazioni). Appena il provvedimento è stato firmato dai ministri delle Politiche agricole Mario Catania e dello Sviluppo economico Corrado Passera, a sorpresa si è ribaltato il fronte dei favorevoli e contrari. Industriali, artigiani e commercianti, con una missiva inviata da Giorgio Squinzi e Carlo Sangalli, hanno chiesto un rinvio dell'entrata in vigore, mentre i "nemici" della prima ora e cioè i rappresentanti del settore della distribuzione, hanno chiesto l'applicazione nei tempi previsti e cioè il 24 ottobre.
Ma di rinvio non se ne parla. Ieri nei loro interventi alla giornata conclusiva del Forum internazionale sull'agricoltura organizzato dalla Coldiretti, Catania e Passera hanno ribadito che le norme saranno applicate. «Siamo disponibili - ha detto Catania - ad aprire un tavolo con Confindustria e Confcommercio, perché non si tratta di norme tabu, aggiustamenti sono possibili, ma non vediamo le motivazioni di un rinvio. In questa prima fase ci sarà tutta la flessibilità delle amministrazioni per gli aggiustamenti del caso sia sul testo della legge sia sul decreto applicativo».
Catania ha poi detto che «riteniamo incomprensibile smontare una norma mentre in tempi brevissimi dovremo recepire una direttiva comunitaria sui termini di pagamento definiti dalla nostra legge (30 giorni per i prodotti deperibili, 60 per gli altri ndr). Sulla stessa lunghezza d'onda anche il ministro Passera che ha ribadito «l'articolo 62 va avanti» anche se con ampie aperture ad aggiustamenti, ma l'aspetto importante secondo il titolare dello Sviluppo economico è aver chiarito che «non si può abusare dei più deboli».
«Se Squinzi ha inviato la lettera – è intervenuto Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare – avrà avuto le sue buone ragioni. Non gli ho ancora parlato direttamente, la decisione mi è stata comunicata dal direttore generale di Confindustria. Non nego che ci siano differenze di vedute nella filiera ma del resto è inevitabile che ci siano quando c'è un'idea nuova: si creano problemi pratici ed è necessario una messa a punto. Squinzi ha chiesto uno slittamento dei termini applicativi e non di soprassedere, anche perchè ci muoviamo nell'ambito di regole europee».
La questione più controversa riguarda l'obbligatorietà della forma scritta dei contratti commerciali che era stata ammorbidita prevedendo la deroga «anche se privi di sottoscrizione»; dopo le critiche del Consiglio di Stato e stato poi "corretto" con l'inciso che la deroga è ammessa solo quando si ha «l'assoluta certezza» su chi ha concluso il contratto». «Tutti questi aspetti – conclude Ferrua – vanno chiariti una volta per tutte».
Malumori anche in casa Assocarni. «Auspichiamo – ha detto il vice presidente Luigi Scordamaglia – modifiche applicative che semplifichino e sburocratizzino le norme ma senza proroghe. È una norma di civiltà e di moralizzazione che porrà fine a situazioni non più accettabili nella filiera».
Diverso il clima sul fronte della grande distribuzione. «Ora che la legge c'è – dichiara, sorridente, Vincenzo Tassinari, presidente del consiglio di gestione di Coop Italia – pretendiamo che venga applicata. Con il decreto attuativo la legge è stata notevolmente migliorata e non si comprende perchè si debba far slittare». Tassinari però non chiude la porta. «Noi comunque – aggiunge – siamo disponibili a sederci attorno a un tavolo e parlarne». Ma come spiegare la piroetta dell'industria? «Abbiamo detto più volte – conclude Tassinari – che la legge avrebbe introdotto rigidità eccessive e una montagna di adempimenti anche per le Pmi, che intendiamo tutelare. La grande industria si difende da sola».
E.Sc.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA DENUNCIA

La lettera
Sul Sole 24 Ore di ieri
i dubbi di Confindustria
e Confcommercio sulla nuova regolazione dei contratti agroindustriali (articolo 62 della legge 27 del 2012) espressi in una lettera inviata dai presidenti Giorgio Squinzi e Carlo Sangalli al presidente
del Consiglio Mario Monti
e ai ministri delle Politiche agricole Mario Catania
e dello Sviluppo Economico Corrado Passera

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