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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 06:48.

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VERONA
«La crescita è un concetto che piace a tutti: ma quando si passa dalla teoria alla pratica, allora entrano in campo il partito dei no, dei mille comitati contrari a ogni tipo di insediamento produttivo, e il partito della burocrazia. E allora chiediamoci verso quale modello vogliamo andare». Andrea Bolla, presidente degli industriali veronesi (ieri riuniti per l'assemblea annuale), parla al centro di un campo da gioco, quello del PalaFerroli, a San Bonifacio. E a sorpresa non parla di risorse né di incentivi, ma mette al centro il rispetto: «Mancano due giorni all'entrata in vigore dell'articolo 62 con le nuove norme sui tempi di pagamento nell'agroalimentare e ancora mancano i decreti attuativi, le aziende ancora non sanno come applicare regole che possono avere un impatto pesante sulla propria realtà. Siamo abituati a sopportare, ma questo è intollerabile: non abbiamo tempo da sprecare cercando di capire cosa dobbiamo fare».
Trentadue economisti in Italia e all'estero - fra loro Enzo Rullani, Luca Paolazzi, Bettina Campedelli - sono stati interpellati fra settembre e ottobre sui modelli di crescita da Ipsos: ne risulta un modello italiano - struttura di Pmi, diffusione sul territorio e presenza in tutti i settori industriali prevalenti - tuttora solido, ma con una evoluzione dal distretto tradizionale alla rete di impresa. E la continuità geografica non è più l'elemento qualificante, fra fornitori e collaboratori che si cercano in un contesto allargato a un mondo dove la funzionalità prevale sulla vicinanza. Nella ricerca di una nuova crescita, il panel di opinionisti mette l'accento non solo sullo stimolo alla domanda, ma su una riqualificazione dell'offerta. Il nodo delle risorse umane mette in luce - ancora - una reciproca sfiducia fra università e mondo della produzione, e in tema di capitale umano il problema risultano essere non tanto i cervelli in fuga, ma quelli che non vengono attratti: una sfida per il Nord-Est, dove tuttora manca un polo di attrazione, città o politecnico che sia, che agisca sugli investitori stranieri, ma anche su forza lavoro ad alta qualificazione. «L'ingegnere indiano va a Milano o a Roma, non pensa a quest'area», riassume Nando Pagnoncelli.
A discutere di crescita sono stati chiamati il ministro dell'Economia Vittorio Grilli e il presidente di Confindustria nazionale Giorgio Squinzi. Nei dati relativi al secondo trimestre 2012, l'economia veronese mostra una contrazione della produzione e dell'export, con la metà delle imprese che denuncia impianti sottoutilizzati. In una provincia vocata all'export, un segnale di preoccupazione, ma anche di tenuta migliore rispetto ad altre aree del Paese.
Nel frattempo, l'asticella della competizione si è alzata «e questo vale per le imprese come per le banche, la selezione è più severa», sottolinea Bolla, che nota come nelle priorità delle richieste che vengono dalle imprese il nodo del credito abbia lasciato il posto all'assillo della burocrazia. «Servono sistemi premiali che tengano conto degli sforzi e dei risultati: sia in termini di spending review, sia per le imprese che innovano e assumono» sottolinea Bolla, che con delega al Fisco affronta anche il tema del rapporto con l'amministrazione tributaria: «Premesso che pagare le tasse è un dovere e che chi non lo fa crea una distorsione della concorrenza, oggi c'è uno squilibrio nei rapporti fra Stato e cittadino, con una sorta di presunzione di colpevolezza e un atteggiamento aggressivo negli accertamenti che crea anche problemi di continuità in azienda». Di nuovo, questione di rispetto.
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L'INDAGINE

L'assemblea. È stata introdotta da un'indagine Ipsos basata sulle opinioni di 32 economisti. Secondo l'opinione prevalente, per l'industria la riqualificazione dell'offerta è centrale per uscire dalla crisi in modo duraturo. Il solo stimolo alla domanda avrebbe un effetto limitato
Punti di forza. Il NordEst si conferma modello utile per il Paese, grazie a una forte esperienza imprenditoriale, una compattezza che garantisce controllo sociale e distribuzione del reddito, nuove soluzioni nel rapporto fra istituzioni territoriali e nelle relazioni sindacali. Manca però un polo di attrazione per investitori e forza lavoro qualificata

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