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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 08:17.

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«Conosco l'angoscia dei costruttori siciliani e la comprendo. Le imprese edili siciliane, che avanzano dalla sola Regione ben 409 milioni di euro certificati a oggi, dovranno accontentarsi di appena 26 milioni fino al prossimo mese di febbraio. Le imprese di costruzioni dell'isola sono all'asfissia, ma la situazione è comune a tutte le imprese di costruzioni italiane, schiacciate sotto una mole gigantesca di crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, che non vengono liquidati».
Così Paolo Buzzetti, presidente nazionale dell'Ance (l'associazione delle imprese edili), commenta al telefono con Il Sole 24 Ore la lettera che Ance Sicilia ha inviato ieri al capo dello Stato, Giorgio Napolitano e al premier, Mario Monti, per annunciare un'iniziativa clamorosa: la chiusura, a partire dal prossimo novembre, di tutti i cantieri di opere pubbliche avviati in Sicilia (circa 500) e la cassa integrazione per 40mila lavoratori. I costruttori siciliani chiedono sia il commissariamento della Regione, prevedendo che dalle elezioni di domenica 28 ottobre non potrà formarsi una maggioranza qualificata capace di cambiare le cose, sia la dichiarazione dello stato di crisi del settore edile siciliano. Il combinato disposto tra mancati investimenti in opere pubbliche e maxi ritardi dei pagamenti da parte della Pa hanno già portato, in Sicilia, al fallimento di 475 aziende e al licenziamento di 76mila lavoratori. «Lo sblocco dei crediti vantati nei confronti della Pa – continua Buzzetti – è una battaglia durissima che stiamo combattendo da molto tempo. Si calcola che, nel complesso, in Italia i crediti delle imprese verso la Pa ammontino a circa 85 miliardi di euro. Di questi, circa 20 miliardo interessano l'industria delle costruzioni e nove sono quelli vantati dalle imprese edili iscritte all'Ance». Ora arriva il regolamento attuativo del Fondo di garanzia che coprirà gli anticipi, da parte delle banche, dei crediti Pa vantati dalle imprese (si veda l'articolo a fianco). Un passaggio burocratico importante per consentire di sbloccare gli arretrati delle imprese. «Meglio di niente – incalza Buzzetti – ma è solo l'inizio di un percorso che resta comunque lunghissimo. Anche perchè le banche ci chiederanno degli interessi sui fondi che ci anticiperanno e quindi ci trasformeremo nell'unico Paese al mondo nel quale il creditore è costretto a pagare degli interessi al debitore. Noi invece chiediamo alle pubbliche amministrazioni di cominciare a pagare direttamente quanto dovuto alle imprese, partendo dai casi più drammatici».
Tornando al caso della Sicilia, le imprese di costruzioni denunciano un'altra anomalia tutta italiana: l'incapacità cronica di spendere i fondi europei. Gli imprenditori ricordano che 10 miliardi di euro di fondi Ue assegnati alla Sicilia nel 2007 giacciono tuttora inutilizzati e c'è il rischio di perderli se non saranno spesi entro il 2014. A fronte di ciò la Regione siciliana, denuncia l'Ance, «continua a occuparsi prevalentemente di usare le poche risorse finanziarie disponibili per garantire uno stipendio a decine di migliaia di precari, soprattutto alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento regionale, con ciò rafforzando il dubbio di tentativo di condizionamento del voto».
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