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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2012 alle ore 06:48.

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FIRENZE
Sembra un film («ma un film dell'orrore»), eppure è tutto vero. Gli operai della fiorentina Fedi Impianti avevano già tagliato l'erba e stavano mettendo i picchetti per delimitare il cantiere del nuovo parco fotovoltaico di San Miniato (Pisa) – quattro impianti con una potenza totale di 3,7 megawatt da installare su terreni agricoli situati tra la ferrovia e una discarica di materiali inerti, per un investimento di otto milioni – quando è arrivato l'alt dalla Provincia di Pisa, che mesi prima aveva autorizzato quegli stessi impianti. «Avevamo già sottoscritto la convenzione col Comune, pagato gli oneri di urbanizzazione e acquistato i terreni – spiega Marco Matteini, socio di maggioranza della Fedi Impianti, 52 milioni di fatturato 2011 e 80 dipendenti – ma l'11 gennaio scorso il direttore generale della Provincia di Pisa ha revocato l'autorizzazione concessa per quel parco fotovoltaico, con la motivazione che i lavori non erano cominciati entro un anno dal suo rilascio, come prevede la legge sull'edilizia ma non la normativa sugli impianti energetici».
L'azienda fiorentina, che aveva rilevato il progetto del parco fotovoltaico da una società di consulenza dopo aver trovato altri investitori disponibili a contribuire, si è sentita cadere il mondo addosso. Anche perché, proprio mentre stava preparando il ricorso da presentare ai giudici amministrativi, il Governo ha varato il decreto che ha annullato la possibilità di ottenere incentivi per questo tipo di impianti, «salvo poi – spiega Matteini – reintrodurre una finestra fino a maggio per completare gli interventi già avviati. Se la Provincia non ci avesse bloccato, revocando l'autorizzazione che prima aveva concesso, avremmo potuto concludere l'opera entro quel termine».
Quel che è successo da allora è l'emblema di come i vincoli territoriali possano azzoppare lo sviluppo di un'azienda cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni (nel 2005 fatturava 5 milioni di euro), fino a farla impantanare: il blocco del parco fotovoltaico ha costretto, per la prima volta, ad attivare la cassa integrazione; le banche, che erano pronte a finanziare l'investimento, si sono tirate indietro; gli altri investitori si sono avvalsi della clausola di salvaguardia per sfilarsi dall'operazione. E Fedi Impianti, dopo essere scesa a 70 addetti, ora avrà bisogno di essere rifinanziata per continuare la marcia. «È come se ci avessero fatto uno sgambetto mentre stavamo correndo – sintetizza Matteini – anche perché lo stop della Provincia e l'ennesimo cambio di normativa si aggiungono a iter autorizzativi estenuanti, che non permettono di programmare gli investimenti. Noi stavamo riconfigurando i business in base a una normativa entrata in vigore pochi mesi prima, quando le carte sono cambiate nuovamente». Con un risultato paradossale: «Anche se il giudice amministrativo ci darà ragione non potremo più fare l'investimento a San Miniato, perché con le nuove norme servirebbe una superficie dieci volte superiore. E potremo fare solo un'azione risarcitoria».
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