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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2012 alle ore 06:48.

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Ci sono Pirelli e Telecom Italia, ma anche Alenia Aermacchi, Comau, Zoppas, Whirlpool, Ima, Prima industrie e quasi 300 altri soggetti, tra aziende, università e centri di ricerca. In comune, l'obiettivo di dare nuove prospettive alla manifattura italiana proprio là dove si incrociano processi e prodotti, pensando insieme – piccole e grandi imprese – la fabbrica intelligente.
Per ora è solo il nome di uno dei nove cluster tecnologici nazionali in corsa al bando del Miur. Ma nel giro dei prossimi mesi – a giorni sono attesi i risultati, quindi scaterranno i contributi, per lo più finanziamenti a tasso agevolato – partiranno i progetti di ricerca concentrati su quattro filoni tecnologici, dalla robotica alla fabbrica digitale, dalla produzione sostenibilie allo smart manifacturing. Dunque si entrerà nella fase operativa, che potrebbe anche sfociare nella realizzazione fisica, magari all'interno del sito produttivo di uno dei partner, di una vera e propria "fabbrica intelligente", automatizzata, efficiente, a basso impatto ambientale, bella e sicura, prototipo ed esempio per il nuovo manifatturiero italiano.
L'idea di costituire un cluster è partita dalla rete dei poli d'innovazione che, in tutta Italia, già da qualche anno si occupa di ricerca applicata alla meccanica e più in generale al manifatturiero: gli emiliani di Aster, il distretto tecnologico ligure sui sistemi intelligenti, Marche manifacturing, il polo piemontese del Mesap, Veneto Nanotech, e la rete dei distretti lombardi. È questa compagine, coordinata dall'Istituto di tecnologie industriali e automazione del Cnr e allargata al distretto meccatronico pugliese, il Medis, e quello siciliano dei micro nano sistemi, che nelle prossime settimane siglerà un accordo di programma con il Ministero sul tema della Fabbrica intelligente; in dote, sono attesi contributi per i 48 milioni di investimenti previsti, contributi in gran parte erogati sotto forma di finanziamenti a tasso agevolato.
«Per un paese ad alta densità manifatturiera come l'Italia, è importante che ci sia uno sforzo congiunto per innovare processi e organizzazioni produttive», commenta il ministro all'Istruzione e ricerca, Francesco Profumo. «Altrettanto importante, poi, che realtà del Nord collaborino con altre del Sud, creando quelle sinergie che in un futuro non troppo lontano saranno spendibili anche a livello europeo, con le risorse del programma Horizon 2020».
«Certo è necessario che in parallelo alle attività di ricerca si provveda anche alle opportune iniziative di formazione per il capitale umano, fondamentale per implementare i processi innovativi che si vanno a pensare», sottolinea ancora il ministro. Richiamando, di fatto, a una delle fasi più delicate del percorso che attende il cluster, sotto il quale si è radunata una multiforme platea di quasi 300 soggetti – per ora – costituita per il 70% di aziende (60 in Veneto, 50 in Lombardia, 35 in Piemonte) e per il 19% da università e centri di ricerca: di questi, 219 si sono già formalmente iscritti all'associazione che avrà il compito di coordinare le attività e svolgere il ruolo di interfaccia con il Miur.
«L'idea del ministero di dar vita ad aggregazioni sovra regionali di imprese e centri di ricerca è buona e potenzialmente vincente», osserva Mauro Zangola, coordinare del Mesap, il polo d'innovazione della meccatronica promosso dall'Unione industriale di Torino e finanziato dalla Regione Piemonte. Proprio l'esperienza piemontese, ragiona Zangola, «ci ha insegnato che le reti funzionano se esiste una regia forte e attenta, capace di coinvolgere e valorizzare tutte le varie componenti presenti nel cluster. Il lavoro che abbiamo svolto in questi mesi e l'alta professionalità dei soggetti presenti è una buona base di partenza per contribuire ad accrescere la qualità e la competitività del manufacturing italiano».
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