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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2012 alle ore 08:24.

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A 27 giorni trascorsi dalla sua naturale scadenza, dopo un mese di animate trattative culminate in un rush finale di 72 ore, arriva il rinnovo del contratto dell'industria alimentare: i lavoratori di settore da ottobre di quest'anno al novembre del 2015 percepiranno un aumento di 126 euro in quattro tranche.
L'accordo, sottoscritto nel primo pomeriggio di ieri a Roma dalle delegazioni di Federalimentare, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, riguarda una potenziale platea di 406mila addetti. Ma a quanto pare non sarà applicato a tutti: cinque associazioni datoriali - Assocarni (macellamento e trasformazione delle carni), Assica (carni suine), Una (avicoltura), Anicav (conserviero) e Assalzoo (mangimi) - nella notte tra venerdì e ieri hanno abbandonato il tavolo di trattativa prendendo le distanze dalla linea federale. Uno strappo che comunque non ha pregiudicato il raggiungimento dell'intesa. Il contratto avrà la durata di 38 mesi, due in più rispetto alla validità tradizionale. Particolare che ha permesso l'innalzamento dell'aumento dal valore dell'indice Ipca (poco oltre i 117 euro) agli attuali 126 euro lordi mensili distribuiti su quattro esercizi finanziari: 40 euro a partire dal 1° ottobre 2012, altri 40 euro a partire dal 1° aprile 2013, ulteriori 40 euro a partire dal 1° maggio 2014 e infine 6 euro da ottobre 2014. In sette mesi già si andrà a coprire circa il 66% dell'importo complessivo con un montante retributivo equivalente a quello del precedente rinnovo. Pertanto, il nuovo valore punto, con riferimento al triennio 2012-2015, è pari a 20.38 euro a parametro 137. A inizio trattativa la richiesta dei sindacati era di 174 euro di aumento, la soglia posta dalle aziende di 115 euro.
Il contratto arricchisce poi il capitolo sociale, con particolare riguardo alla tutela delle madri lavoratrici attraverso il rafforzamento dei diritti per il periodo post partum: previsto un welfare contrattuale del costo di 24 euro annui per le aziende che andrà ad arricchire i trattamenti dei periodi di maternità facoltativa. Attenzione anche ai diritti dei migranti che, con specifica richiesta alle aziende, potranno beneficiare di periodi continuativi di assenza dal lavoro. Grande attenzione viene poi riservata al part time e alla flessibilità. Sul primo fronte, il contratto recepisce l'innalzamento della percentuale di reversibilità del rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno incrementandola dal 3% al 5% in tutte le aziende. Le ore di flessibilità verranno poi calcolate individualmente e tale istituto è obbligatorio per ogni lavoratore, salvo comprovati impedimenti.
Secondo le cinque associazioni datoriali che non hanno sottoscritto il contratto, l'aumento concordato si discosterebbe troppo dall'indice Ipca di riferimento e inoltre non terrebbe fede ai desiderata delle aziende in quanto a sanzionamento dell'assenteismo e blocco degli scatti automatici di anzianità per i nuovi assunti. Per il presidente di Assica Lisa Ferrarini e il vicepresidente di Assocarni Luigi Scordamaglia, il rinnovo «rinnega l'accordo confederale sull'Ipca, non prende atto della gravità della situazione di questo paese, né degli appelli del governo e di Confindustria. Valuteremo nei prossimi giorni - continuano gli imprenditori - gli effetti che tutto ciò avrà sull'unità e sul futuro di Federalimentare».
La presa di posizione suscita una reazione sindacale: «Stiamo preparando uno sciopero unitario - annuncia Stefania Crogi di Flai Cgil - contro le categorie che non hanno sottoscritto». Per il segretario di Uila Uil Stefano Mantegazza «è importante sottolineare come il nuovo documento crei i presupposti perché un numero ancora maggiore di imprese di settore adottino la contrattazione di secondo livello che oggi riguarda solo un 25% di realtà produttive». Per il segretario di Fai Cisl Augusto Cianfoni, in ultimo, «il momento particolare del Paese impone alle parti di puntare prima di tutto al recupero del potere d'acquisto».
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