Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2012 alle ore 07:51.

My24

TRIESTE
Scadrà il 30 novembre la cassa integrazione alla Sertubi di Trieste: riguarda 180 dipendenti su 208 da un anno e mezzo, e le prospettive, delineate al tavolo di crisi convocato dalla Prefettura, sono due.
La società indiana Jindal Saw, che ha in affitto lo stabilimento, propone di mantenere nel sito attività di logistica e servizi, con occupazione per 60 lavoratori. Nel caso questa trattativa non andasse a buon fine, l'alternativa è un disimpegno con il conseguente ritorno del sito alla proprietà, la Duferco. Intanto si sono toccati i 50 giorni dall'inizio della mobilitazione, con presidi ai cancelli e in piazza Borsa, e nei giorni scorsi anche la salita sul tetto e su una gru a 25 metri di altezza di alcuni operai per protesta.
«A fronte di una potenzialità di 50-55mila tonnellate annue di tubi in ghisa, quest'anno siamo fermi a 6mila – spiega Umberto Salvaneschi della Cisl – Tubi che nel frattempo arrivano dall'India, importati per subire una minima lavorazione e talvolta nemmeno quella. Il problema di mercato e di costi esiste, ma Trieste non può in alcun modo gestire una ricollocazione dei lavoratori che potrebbero perdere il posto. La questione è complessivamente della siderurgia in questa regione: in ballo ci sono anche i 500 lavoratori della Ferriera di Servola, una situazione che temiamo si aggraverà a breve, e circa 300 dell'indotto complessivo».
Ieri il sindacato ha scritto una lettera aperta per sollecitare il ministero dello Sviluppo economico a intervenire: sullo sfondo c'è anche la possibilità del subentro di un terzo imprenditore, che potrebbe consentire di salvare la produzione a caldo, svincolandola anche dal destino della Ferriera: «Una speranza flebile – ammette il sindacalista – ma che vogliamo giocarci fino in fondo». Anche la Regione Friuli-Venezia Giulia non intende rassegnarsi. «Non ci possiamo arrendere» fa sapere l'assessore alle Finanze, Sandra Savino, che prefigura l'ipotesi di un intervento della finanziaria regionale Friulia per allestire un forno a cupola che permetterebbe la prosecuzione dell'attività produttiva e invoca l'intervento del Governo.
Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e amministratore delegato di Duferco – 5.500 dipendenti nel mondo, sede italiana a Brescia – ha incontrato nei giorni scorsi le istituzioni e i dipendenti: «Non abbiamo in questo momento una responsabilità diretta nella gestione, ma morale. Sertubi è stata, purtroppo, un investimento tragico: in dieci anni Duferco ha sostenuto perdite per 7-8 milioni l'anno, non più tollerabili. Il mercato italiano dei tubi in ghisa, che valeva a fine anni Novanta 120mila tonnellate annue, non supererà nel 2012 i 40mila, riflettendo le difficoltà di comuni e consorzi senza risorse che non investono in acquedotti e fognature. Per questo abbiamo deciso l'affitto al gruppo indiano, il terzo al mondo in questo settore, capace di assicurare un futuro allo stabilimento. Di fronte a un loro passo indietro, non rimarrebbe che la chiusura definitiva per impianti come questo, che oltretutto non può sopravvivere senza le forniture della Ferriera. Ma non è la fine della siderurgia in Friuli-Venezia Giulia: qui ci sono aziende innovative e di elevato spessore tecnologico che hanno ottime performance nonostante il momento difficile. Quanto a Trieste, credo che una spinta a nuova occupazione duratura e di qualità possa venire solo dalla vocazione logistica e portuale della città».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI
208
Dipendenti
Gli occupati Sertubi di Trieste, che produce tubi in ghisa. Il 30 novembre scadrà la cassa integrazione ordinaria per 180 lavoratori, la società indiana Jindal Saw propone di mantenere nel sito attività di logistica e servizi che comporterebbero 148 esuberi
500
Posti di lavoro
Addetti alla Ferriera di Servola, più altri 300 dell'indotto. Rappresentano il complesso del settore siderurgico nella regione e sono considerati ad alto rischio

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi