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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2012 alle ore 06:42.

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PALERMO
C'è chi ha crediti per 30 milioni e chi invece si ferma a una ventina. C'è chi ha trattato e tratta con le banche per avere ancora un po' di respiro e chi invece di respiro non ne ha più e nei prossimi giorni potrebbe fallire. Basta guardare gli imprenditori per cogliere tutta la drammaticità del momento. Soprattutto perché si tratta di imprenditori edili oggi sul lastrico per colpa di un committente (pubblico) che non rispetta gli impegni o cambia le carte in tavola all'ultimo momento: il settore in Sicilia ha perso negli ultimi anni almeno 76mila posti di lavoro e sono 474 le imprese che hanno chiuso i battenti nonostante debbano incassare dalla Pubblica amministrazione per lavori fatti oltre 1,5 miliardi. Ancora ieri l'assemblea convocata da Ance Sicilia e Confindustria Sicilia a Palermo è servita a definire la strategia per ottenere lo sblocco dei pagamenti. Un'assemblea straordinaria ispirata al manifesto firmato dal presidente regionale dell'Ance Salvo Ferlito, da quello nazionale Paolo Buzzetti e dal presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante.
Punto cardine della strategia degli imprenditori è il blocco dei cantieri (circa 500 per un totale di 40mila addetti) sulla base «degli articoli 1460 e 1461 del codice civile secondo cui ciascun contraente può sospendere l'esecuzione della propria prestazione se le condizioni patrimoniali dell'altro sono divenute tali da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione» si legge nel manifesto. Altro punto delle cinque azioni previste(oltre a una manifestazione nazionale) c'è la richiesta di sospensione dei lavori per causa di forza maggiore. La decisione ufficiale di ieri è poi quella di costituirsi in assemblea permanente fino all'incontro con il neopresidente della Regione, Rosario Crocetta – spiega Ferlito –. E di chiudere fino a gennaio per causa di forza maggiore tutti i cantieri di quelle aziende che abbiano maturato crediti superiori al 25% dell'importo dell'opera, mettendo il personale in cassa integrazione. Mettiamo a disposizione delle imprese i legali per assisterle nei contenziosi e per azioni di pressione sulle stazioni appaltanti morose».
Intanto l'azione di protesta dell'Ance Sicilia con il sostegno dell'Ance nazionale (ancora ieri il presidente Paolo Buzzetti è intervenuto in collegamento telefonico) ha dato i primi risultati: il ministero della Difesa ha pagato le imprese per le opere realizzate e lo stesso sta facendo l'Anas che si è impegnato a erogare man mano 400 milioni. «Se non dovesse attuarsi con la nuova normativa nazionale l'opportunità per gli imprenditori edili di ottenere i pagamenti entro 30 giorni, partirà la richiesta di procedura di infrazione da parte nostra presso l'Ue – ha detto Buzzetti –. Attendiamo di sapere dal governo nazionale se la norma europea sarà recepita nel nostro ordinamento, altrimenti ricorreremo ad un'azione immediata».
Il dipartimento Infrastrutture della Regione siciliana guidato da Vincenzo Falgares in un primo momento aveva annunciato uno stanziamento di 26 milioni su un debito complessivo degli enti pubblici dell'isola di 409 milioni ha ora portato il budget a 65 milioni. A Crocetta (che peraltro non si è ancora insediato), gli imprenditori presenteranno le schede complete sui crediti vantati dalla Regione. E chiederanno la convocazione di un tavolo di trattativa cui partecipino i rappresentanti di associazioni d'impresa, sindacati e banche per definire nuove strategie. Sarà chiesta la dichiarazione di stato di crisi del settore edile che consente l'attivazione del Fondo europeo per la globalizzazione per aiuti ai comparti industriali in congiuntura negativa, la sospensione delle scadenze fiscali e tributarie delle imprese, la sospensione degli interessi sugli anticipi fatture, la dilazione dei pagamenti dei debiti con le banche in misura proporzionale ai tempi di erogazione delle somme da parte delle stazioni appaltanti. Altra richiesta: la pubblicazione online dei criteri e dei tempi di pagamento delle fatture. Capita spesso che vi siano disparità nei pagamenti e i criteri non sono limpidi.
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