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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 10:25.

Per l'Italia non c'è un modello unico di smart city, ma territori diversificati tra loro, ben distanti dagli esempi delle città americane o anche da quelle europee. Proprio per questo Cittalia, il centro studi dell'Anci, ha elaborato per conto di Siemens un rapporto specifico sulle città grandi e medie italiane, in modo da poter confrontare le infrastrutture esistenti e indicare gruppi omogenei di città per i problemi affrontati e le soluzioni individuate.

Con un occhio anche a come sarà la città che verrà. Perché, come sottolinea Federico Golla, ad di Siemens Italia, «l'Europa e l'Italia in particolare sono i mercati emergenti delle smart cities». L'investimento nell'intelligenza delle città, frutto della «convergenza tra education, smart economy e governance», diventa quindi anche una fonte di business e volano per la ripresa. «Solo investendo sull'innovazione si produce crescita per l'intero Paese», gli fa eco Graziano Delrio, presidente dell'Associazione che riunisce i comuni italiani.

I cluster di città
La ricerca di Cittalia per Siemens prende in considerazione 54 città medie e grandi – i capoluoghi di provincia con più di 90mila abitanti – analizzate slla base di alcuni indicatori ritenuti fondamentali per la smart city: verde urbano, acqua, aria, rifiuti, patrimonio immobiliare e qualità dell'abitare, energia, sanità, mobilità e logistica. Su questa base è stata analizzata la dotazione infrastrutturale, arrivando a definire sei cluster omogenei di città per eccellenze e soluzioni individuate su singoli settori.

1) Mobilità. A dominare sono le città metropolitane (Bologna, Firenze, Milano, Roma, Torino, Venezia) con l'aggiunta di Bolzano, soprattutto perché hanno adottato – per necessità – politiche di mobilità sostenibile.

2) Ambiente. Al contrario il gruppo legato alla qualità dell'ambiente è dominato da città medie del Centro-Nord (ad eccezione di Sassari), in cui spesso l'amministrazione si è dotata di strumenti di pianificazione all'avanguardia per la tutela del territorio.

3) Energia. Forte è la presenza del Mezzogiorno per quanto riguarda l'energia, dominata dai centri pugliesi (Andria, Foggia, Lecce, Taranto), grazie in particolare all'incentivazione locale alle energie rinnovabili.

4) Benessere. Non si registra una particolare predominanza geografica per il comparto del benessere, dominato dalla sanità e dal patrimonio immobiliare. Sorprende la performance di Napoli, spinto tra queste eccellenze dall'offerta di servizi sanitari che arriva a coprire tutto il Sud.

5) Città ideali. A registrare performance sopra la media in tutti i comparti sono quattro "città ideali", di media dimensione e tutte al Nord, in cui l'eccellenza negli indicatori garantisce ai cittadini un livello elevato di qualità della vita. Si tratta di Bergamo, Brescia, Padova e Trento.

6) In divenire. A dimostrazione del fatto che il percorso che porta alle smart cities può partire in qualsiasi momento, sono state individuate in questo gruppo dieci città, in prevalenza al Sud, che hanno indicatori non positivi un po' in tutte le aree, ma che hanno scommesso su una specificità su cui fare leva per partire all'inseguimento delle migliori performance.

La mobilità per il futuro
Per quanto riguarda il futuro, la priorità dei comuni sulla strada del miglioramento della qualità della vita resta concentrata sulla mobilità: i Piani triennali di intervento delle singole città prevedono infatti investimenti per 23,3 miliardi sui settori legati alla sostenibilità e alla smart city (su un totale complessivo di 37,7 miliardi, pari al 2,39% del Pil), dei quali quasi la metà (10,7 miliardi) è puntata sulle infrastrutture per il trasporto sostenibile. A grande distanza seguono gli investimenti sul patrimonio immobiliare (2,4 miliardi) e sulla riqualificazione urbana (2,1 miliardi). Ma se, per esempio, si prende un investimento cruciale per il futuro come banda larga e wi-fi, i grandi Comuni italiani sono pronti a puntarci una miseria: poco più di 6 milioni di euro. «È frutto di una visione un po' arretrata della città - commenta Paolo Testa, direttore di Cittalia -, dove le strade fisiche rimangono prioritarie rispetto alle autostrade digitali del futuro. Ma forse anche dell'attesa che altri intervengano».

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