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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2012 alle ore 08:13.

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Nella foto i capannoni di una fabbrica distrutti dal terremoto del maggio scorsoNella foto i capannoni di una fabbrica distrutti dal terremoto del maggio scorso

Per ora paventano il rischio di forti tensioni sociali. Ma non è escluso che le aziende emiliane colpite indirettamente dal terremoto del 20 e 29 maggio mettano in atto una sorta di sciopero fiscale. Protesta che potrebbe prendere forma attraverso la regolare presentazione della dichiarazione dei redditi entro la scadenza del 16 dicembre ma senza versamento di imposte e tributi. Una scelta drastica di fronte al decreto 174 che, convertito in legge, corre verso l'approvazione da parte del Senato, per ora senza le modifiche chieste dalle associazioni di categoria per ampliare la platea dei beneficiari della rateizzazione delle tasse (con interessi a carico dello Stato, a partire dal 30 giugno 2013), anche alle imprese che non hanno subito danni materiali ma sono collassate dopo il blocco forzato delle attività di fornitori e committenti colpiti dal sisma.

Nel Modenese e nel Ferrarese, le due aree più colpite, il sistema produttivo è sul piede di guerra. Solo nell'area di Modena la Cna ha stimato un crollo del fatturato che a fine anno raggiungerà il 40%. «Il risultato - osserva Claudio Carpentieri, responsabile delle politiche fiscali della Cna - sarà che le imprese non pagheranno perché sono in ginocchio. Sceglieranno di aspettare la contestazione bonaria da parte dell'Agenzia delle entrate per poi concordare un pagamento rateizzato in cinque anni». Praticamente un tragico paradosso. Per le associazioni di categoria sarebbero infatti bastate poche decine di milioni di euro per includere tra i beneficiari della rateizzazione anche chi, operando nella filiera delle imprese terremotate, ha visto crollare il proprio volume d'affari. L'estensione delle agevolazioni anche agli agricoltori e ai lavoratori dipendenti, unica concessione fatta fino ad ora, costerà infatti allo Stato sette milioni in più. «Noi avevamo chiesto una rateizzazione decennale per chi ha subito danni materiali - spiega a sua volta Davide Pignatti, responsabile Servizi di Cna Modena - e quinquennale per chi ha subito danni indiretti». Niente da fare, invece. Potrebbe restare in piedi solo il meccanismo messo a punto, che prevede il pagamento entro il 16 dicembre grazie a un finanziamento bancario, con la restituzione in due anni, a partire dal 30 giugno, senza interessi.

Le imprese emiliane, che non chiedono esenzioni, ricordano che dopo il terremoto de L'Aquila fu scelta la strada del condono per il 60% delle imposte, con rateizzazione in dieci anni del restante 40%. E temono, di fronte alla fiducia posta dal Governo sul provvedimento legislativo, che non ci siano più i margini per strappare una copertura anche per le imprese colpite solo indirettamente. «E' importante che si faccia riferimento al protocollo firmato con i commissari per la ricostruzione - dice l'assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli - anche se è estremamente complesso stabilire quali sono i danni indiretti in un territorio dove ci sono 70mila aziende». Ciò che serve ora, secondo Muzzarelli, è una forte accelerazione della macchina dei risarcimenti, con i 6 miliardi stanziati con la legge sulla spending review. «Dobbiamo trovare le condizioni - dice - affinchè l'accordo tra l'Abi e la Cassa depositi e prestiti diventi da subito operativo».

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