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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2012 alle ore 09:21.

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Nella foto il cantiere dove è in costruzione il nuovo Spartak Stadium a Mosca in vista dei campionati del mondo di calcio del 2018 (Corbis)Nella foto il cantiere dove è in costruzione il nuovo Spartak Stadium a Mosca in vista dei campionati del mondo di calcio del 2018 (Corbis)

«L'esperienza delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014 ce lo ha insegnato: fino a due anni prima del torneo, qui in Russia non si muove nulla». Scherza, ma non troppo, Matteo Masini, vicedirettore dell'ufficio Ice di Mosca. Per un Qatar che parte dieci anni prima, c'è una Russia che si sveglierà soltanto all'ultimo. Stiamo parlando dei Mondiali di calcio del 2018, quelli che saranno ospitati in 11 città dell'ex repubblica sovietica, tutte nella sua parte europea. Costo stimato dal ministero russo per lo Sport, il Turismo e le Politiche giovanili in un recentissimo rapporto: 632 miliardi di rubli, circa 16 miliardi di euro, di cui poco più di un terzo riservati agli stadi.

Se dunque per il Qatar le aziende italiane devono già muoversi, per la Russia c'è ancora parecchio tempo davanti. E soprattutto, ci sono modalità differenti nel farlo. Per Sochi, ad esempio, le gare internazionali si sono limitate agli impianti, perché erano sotto i riflettori della comunità internazionale. Il grosso delle infrastrutture è stato dato in mano a quattro gruppi finanziari russi, i quali hanno a loro volta affidato le commesse alle aziende con cui quotidianamente fanno affari. «Questo non significa che le imprese italiane non avranno chance – chiarisce Masini – Impregilo per esempio lavora con le ferrovie russe agli snodi attorno a Sochi. Significa però che bisogna muoversi per tempo nel darsi una presenza stabile in Russia. Una struttura con personale locale che, secondo la mentalità del paese, stringa i giusti contatti con chi probabilmente si aggiudicherà gli appalti».

Se Atene piange, Sparta non ride. E così, anche il Brasile è in ritardo sulla tabella di marcia. Un ritardo più grave di quello russo, poiché al countdown manca poco più di un anno e mezzo. «Se gli stadi sono a buon punto, sulle infrastrutture per la mobilità il ritardo è grave – racconta Giovanni Sacchi, direttore dell'Ice di San Paolo – dalle metropolitane al monotrilho, il treno monorotaia che collegherà l'aeroporto al centro di San Paolo, le gare stanno partendo adesso e qualcosa già si premette che non verrà finito in tempo per i Mondiali».
Cosa hanno saputo accaparrarsi le aziende italiane? «Soprattutto subforniture ai grandi consorzi brasiliani che si sono aggiudicati i lavori – spiega Sacchi – il gruppo Omsi, ad esempio, ha presentato varie offerte per la fornitura di sedute per i principali stadi, mentre Enel Green Power sta partecipando alla gara per la copertura con pannelli fotovoltaici dello stadio di Brasilia». Sul fronte della mobilità sono in pista, tra le altre, Geodata, che progetterà la Linea 5 della metropolitana di San Paolo; mentre Ansaldo-Breda fornirà una ventina di treni per la nuova linea della metropolitana di Fortaleza.
Mi.Ca.

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