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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 06:45.

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MILANO
«Se il trend proseguisse le conseguenze sarebbero devastanti». Il presidente di Federconfidi Pietro Mulatero non usa troppi giri di parole. Del resto, gli ultimi dati del sistema dei consorzi fidi in Italia evidenziano con chiarezza i pesanti effetti della recessione, in grado di determinare un calo degli affidamenti alle imprese e un balzo di incagli e sofferenza.
L'ultima spia del malessere riguarda l'escussione delle garanzie da parte delle banche, momento finale in cui l'istituto di credito si prende ciò che il consorzio ha accantonato per facilitare il credito all'impresa: nei primi sei mesi del 2012 si è già arrivati a 48 milioni di euro, quasi al livello dell'intero 2012.
«Di questo passo – chiarisce Mulatero – il patrimonio dei Consorzi verrebbe grevemente eroso, con la necessità di iniettare nuovo capitale per non bloccare l'erogazione di credito alle imprese».
I numeri 2011 di Federconfidi, federazione di Confindustria che raggruppa i maggiori consorzi italiani, evidenziano le difficoltà del momento e verranno presentati sabato in occasione del summit per il quarantennale dell'ente. Gli affidamenti garantiti sono scesi a 3,49 miliardi, oltre un terzo in meno rispetto all'anno precedente. Uno shock asimmetrico, con le erogazioni a breve termine in frenata solo del 6,2% mentre per il medio-lungo termine il dato è più che dimezzato.
«Storicamente – spiega Mulatero – gli affidamenti a breve sono sempre stati nell'ordine del 30% del totale mentre ora siamo ben oltre il 50%. Certo, questo accade per le restrizioni poste dalle banche ma occorre considerare anche la scarsità degli investimenti: oggi non c'è fiducia, il problema è finanziare il circolante, prendere impegni per il futuro è sempre più difficile». La frenata del 2011 si ripercuote ovviamente anche sugli affidamenti garantiti in essere, scesi a 11,1 miliardi, tre in meno rispetto a fine 2010. E le difficoltà delle imprese si riverberano nella qualità del credito, con gli incagli dei Confidi saliti del 32,9% a 330 milioni mentre le sofferenze salgono a 139 milioni.
Un quadro complesso, in cui Federconfidi chiede al Governo di moltiplicare gli sforzi per garantire la funzionalità del sistema. «Il decreto Sviluppo ha dato una boccata d'ossigeno – spiega Mulatero – consentendo di portare a patrimonio nuovi importi. Tuttavia non è risolutivo e noi chiediamo ad esempio di modificare le regole per consentire anche alle Fondazioni bancarie di entrare nel nostro capitale. L'altro canale aperto è con la Cassa Depositi e Presiti, a cui guardiamo come possibile investitore».
Toccherà a Passera, sabato, rispondere su questi temi ma già alcuni risultati sono attesi a breve per il fondo centrale di Garanzia, utilizzato per il 68% proprio dai Confidi. A giorni, infatti, è attesa la firma del decreto dello Sviluppo per alzare da 1,5 a 2,5 milioni i crediti garantibili, per ammettere in garanzia anche i crediti verso la Pa e per aumentare le percentuali di copertura del fondo riducendo così l'assorbimento di capitale da parte delle banche. «Noi siamo pronti – spiega il presidente del Fondo Claudia Bugno – ed entro pochi giorni le novità potranno essere operative». Ossigeno quanto mai necessario, in un momento in cui i confidi, malgrado le difficoltà, garantiscono al sistema delle imprese affidamenti per oltre 11 miliardi di euro nel momento in cui, come certifica la Bce, il 19% delle nostre imprese si vede rifiutare i fondi dalla banca, percentuale quattro volte superiore rispetto a quanto accade in Germania. «Malgrado tutto resistiamo – aggiunge Mulatero – e direi che in questa fase il nostro ruolo di garanzia di accesso al credito è uno strumento di sopravvivenza per le Pmi». Settore che in questa fase paga dazio più di altri alla crisi e anche i numeri degli associati a Federconfidi lo confermano, con gli iscritti scesi del 10% a quota 80mila, in parte per fallimenti e chiusure, in parte per processi di concentrazione e aggregazione. «E su questo fronte – conclude Mulatero – anche noi diamo l'esempio: con le fusioni già decise o avviate dei 47 confidi nostri associati a fine anno ve ne saranno solo 44».
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