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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 06:43.

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TARANTO
Nessun accordo per ora fra Ilva e sindacati metalmeccanici sulla cassa integrazione a Taranto. Anche ieri l'azienda ha confermato la necessità di ricorrere subito a questa misura per fronteggiare la crisi di mercato che sta colpendo in particolar modo i tubi, ma Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto al presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, di soprassedere momentaneamente in attesa che il quadro complessivo sia più chiaro. L'Ilva vuole far partire la cassa ordinaria, per un massimo di 2mila persone, da lunedì prossimo mentre i sindacati chiedono un rinvio di 10-15 giorni. Ferrante si è riservato di dare una risposta. La cassa, ha spiegato Ferrante, «non è legata al sequestro degli impianti. È un problema di crisi del mercato dovuto alla mancanza di ordini di tubi. Speriamo che questa fase sia momentanea. Siamo in attesa di commesse importanti dall'estero. Ma la situazione che oggi vive l'Ilva, con gli impianti dell'area a caldo sotto sequestro, qualche interrogativo nei clienti nel mondo lo sta suscitando».
E oggi, intanto, potrebbe arrivare il responso definitivo del ministero dell'Ambiente sul piano industriale col quale l'Ilva intende attuare, nell'arco di tre anni, le prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale. Ma i sindacati metalmeccanici pensano di coinvolgere le rispettive federazioni nazionali sul caso Ilva perché se ne parli a Palazzo Chigi non intravvedendo al momento alcun segnale di schiarita. «L'incontro di ieri pomeriggio con Ferrante è stato molto deludente» commentano.
L'Ilva ha confermato ai sindacalisti che attende il via libera del ministero sul piano dell'Aia per avanzare istanza di dissequestro alla Procura insieme ai dati di una controperizia ambientale che, ha specificato Ferrante, «ci raccontano una realtà diversa dalle perizie della Procura sui dati epidemiologici». Se i periti incaricati dalla Magistratura hanno infatti ricondotto all'inquinamento dell'Ilva una lunga serie di malattie e di morti nei sette anni esaminati, per Ferrante, invece, «i dati da noi commissionati ci parlano di una città non diversa da tante altre italiane, con un tasso di inquinamento certo da contenere ma Taranto, comunque, non è la prima città italiana a inquinare».
Contestate da Legambiente le dichiarazioni del presidente dell'Ilva («Invece di perdere tempo a cercare di dimostrare l'indimostrabile, si spenda per innovare gli impianti»), mentre il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha affermato: «Abbiamo avviato un piano di risanamento di Taranto a prescindere dall'Ilva. Se l'azienda ha informazioni utili sulla qualità dell'ambiente, le esamineremo».
Ai sindacalisti Ferrante ha ribadito che se non c'è il dissequestro, attuare l'Aia diviene impossibile. «È difficile presentare un piano industriale esatto con la conseguente previsione finanziaria. Lo possiamo fare – ha aggiunto il presidente del cda dell'Ilva – solo avendo la piena disponibilità degli impianti». Inoltre, «se noi avessimo bisogno di prestiti e di finanziamenti per i lavori da fare, non credo che ci sarebbero istituti di credito disposti a dare fiducia a una società con gli impianti sotto sequestro».
«Pensavamo che l'Aia fosse l'avvio di un nuovo ciclo per il risanamento del siderurgico, e invece tutto è ancora molto incerto, nebuloso – ha osservato Cosimo Panarelli, segretario Fim Cisl Taranto –. Si aspetta il dissequestro per partire con gli interventi dell'Aia ma questo significa allungare i tempi perché non possiamo prevedere quale sarà il parere della Magistratura. Non sarebbe invece più opportuno chiedere le autorizzazioni per i lavori al posto del dissequestro?». A Ferrante, inoltre, i sindacati hanno contestato il fatto che inizialmente, a seguito della fermata per rifacimento dell'altoforno 1 da dicembre, era stata prevista la ricollocazione dei 942 addetti mentre adesso si parla di esuberi. L'Ilva ha risposto parlando di quadro che è cambiato, con le direttive dei custodi giudiziari che impongono lo spegnimento degli impianti.
Non affrontato, nel vertice di ieri, il tema dei contratti di solidarietà annunciati martedì da Ferrante nell'audizione alla commissione Lavoro del Senato per gestire la fermata impianti connessa all'Aia e quindi il minor fabbisogno di personale. «Nel piano industriale che speriamo di poter elaborare – ha detto Ferrante – dovrà essere inclusa anche una previsione occupazionale. Tutto dipenderà dalla capacità produttiva che noi potremo esprimere».
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