Il calo dell'export non si ferma più: le storie di tre imprenditori
Per trovare un dato peggiore bisogna tornare al dicembre del 2009. Il calo tendenziale del 4,2% per le nostre esportazioni di settembre spazza via l'ultima ciambella di salvataggio della nostra economia, confermando le difficoltà crescenti del Paese nel ritrovare il sentiero della crescita.
di Luca Orlando16 novembre 2012
2. La nostra fortuna è dipendere poco dall'Europa
di Luca Orlando
"La nostra fortuna è dipendere poco dall'Europa, perché qui il rallentamento è evidente". Savino Rizzio, imprenditore del valvolame di Valduggia, in Piemonte, anni fa ha deciso di investire nel mercato statunitense, scelta che oggi garantisce all'azienda una tenuta di fronte alla crisi con ricavi stabili rispetto al 2011.
Oggi il 45% del nostro export va negli Usa - spiega Rizzio - e lì la crescita continua. In L'Europa invece è molto fiacca, anche la Germania sta comprando meno. Sono contento di aver puntato sugli Usa creando lì una società di distribuizione, anche se le situazioni cambiano e qualche anno fa con l'euro vicino a quota 1,50 sul dollaro si faceva fatica anche a vendere uno spillo".
L'azienda, 120 addetti e una trentina di milioni di ricavi, ha aperto da poco anche uno stabilimento in Cina, dove la performance è positiva. "Certo - spiega l'imprenditore - avendo appena aperto abbiamo dati di crescita, ma la sensazione è che anche loro stiano frenando".
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