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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 06:43.

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MILANO
Affila le armi Lisa Ferrarini, a capo del Comitato tecnico di Confindustria per la tutela del Made in e della lotta alla contraffazione.
Lo stralcio del dossier non è ancora andato in Gazzetta Ufficiale, quindi è come se non ci fosse mai stato. Che succederà, adesso?
Infatti. Il dietro-front ancora non c'è. Sul Made in non ci arrenderemo. Mai. Ci stiamo riorganizzando perché è una battaglia alla quale Confindustria ha dato la pelle, non intendiamo mollare.
Che margini ci sono per raddrizzare la prua della nave?
Siamo in stretto contatto con gli europarlamentari Gianluca Susta e Cristiana Muscardini che si sono spesi molto sul provvedimento. Bisogna far ripartire l'iter, Parlamento e Consiglio sanno che non si è trattato di una bella cosa.
Che effetto le fa tutta questa rinnovata enfasi sulla contraffazione? Gli Stati Generali ai quali lei ha portato la voce delle aziende di Confindustria sono stati un successo.
Intanto dimostrano che si può collaborare su un tema di vitale importanza per le imprese. Ma ci vogliono più risorse, il Cnac non può realizzare i suoi scopi senza un'adeguata dote, altrimenti si resta a livello di buoni propositi, per quanto sistematizzati.
Lei ha detto che ogni euro investito nella battaglia contro la contraffazione è un euro investito sul futuro del Paese.
La competitività si riconquista mettendo a posto tasselli chiave per la crescita, non si può guardare solo allo spread.
C'è ancora malumore tra le imprese attive sui mercati esteri per la chiusura dei desk anticontraffazione.
La legge c'è. Chiediamo che vengano riaperti e dotati di personale altamente qualificato. Pechino, Mosca, Ankara sono sedi che vanno presidiate.
Lei si occuperà di questo tema in Confindustria per i prossimi quattro anni. Quali le priorità di azione?
La formazione sul territorio, anche rivolta alle nostre aziende.
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