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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2012 alle ore 06:49.

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MILANO
«I turisti se ne vanno in Trentino, le imprese in Svizzera. E intanto la Valtellina non cresce». La sintesi del presidente di Confindustria Sondrio Paolo Mainetti è amara ma gli industriali locali non si rassegnano affatto al declino e provano a rilanciare tracciando le linee guida dello sviluppo futuro, fatto di integrazione tra industria e ambiente ma soprattutto di una governance più attenta e coesa da parte delle istituzioni. Industria che oggi vale sul territorio poco meno del 30% delle imprese e oltre un terzo della forza lavoro, un peso rilevante e destinato ad aumentare nel prossimo futuro. «Con il settore pubblico che si va contraendo a colpi di spending review – spiega Mainetti – e il turismo locale ancora in transizione, la nostra capacità di essere competitivi e generare crescita economica non può che dipendere dall'industria, e in particolare dalle attività manifatturiere e dal loro indotto: un futuro senza industria per noi è inimmaginabile». Il progetto di Confindustria che viene presentato oggi, frutto di un lavoro durato quasi un anno e curato dal docente della Bocconi Lanfranco Senn, prevede una forte integrazione tra attività manifatturiere, ambiente ed energia, in modo da realizzare un'industria sostenibile in grado di generare reddito e occupazione senza pregiudicare il contesto naturale. Efficienza energetica e ottimizzazione dei processi produttivi possono diventare dunque gli assi portanti di una nuova strategia di crescita. Dal punto di vista delle politiche industriali in senso stretto, Confindustria propone anzitutto di razionalizzare e valorizzare le tante aree industriali esistenti, selezionandone alcune per programmare interventi ecologici e sostenibili. Nei confronti delle imprese si dovranno adottare azioni di sensibilizzazione sui principi dell'ecologia industriale, stimolando la diffusione di un approccio eco-compatibile volto alla sostenibilità di prodotti e processi.
«Un'industria sostenibile e di qualità qui già esiste – chiarisce Mainetti – ma dobbiamo essere onesti con noi stessi e ammettere che non vi è ancora un fenomeno di sistema che porti tutte le imprese valtellinesi a questi livelli».
Per compiere il salto di qualità servirà un impegno delle singole aziende ma anche e soprattutto un'azione coordinata a livello di sistema per rendere il territorio più "ospitale" per l'industria di qualità. La ricerca affronta anche questo aspetto proponendo anzitutto azioni per rilanciare l'identità locale, sviluppare progetti pilota legati all'efficienza energetica, elaborare un piano di marketing territoriale incentivando in primis l'utilizzo del marchio "Valtellina". Tra le azioni di sistema c'è poi la necessità impellente di finanziare e realizzare tutti i lotti della grande viabilità di accesso alla valle, per migliorarne il profilo logistico sia nei confronti delle merci che delle persone. «Senza infrastrutture – aggiunge Mainini – i turisti si orienteranno verso altre mete mentre professionisti e manager troveranno anti-economico lavorare qui». Più in generale l'obiettivo dovrà essere quello di una revisione del "governo" del territorio, ancora frammentato tra troppi enti e competenze: «un'azienda che volesse insediarsi qui – spiega Mainetti – deve districarsi tra 82 aree industriali e artigianali governate da una molteplicità di enti: in un contesto come quello attuale, dove i trasferimenti statali si riducono, le autonomie locali se vogliono sopravvivere e dare un buon servizio ai cittadini devono sapersi riorganizzare».
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