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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2012 alle ore 10:51.
«Italy-Uganda: partner in business» è il titolo della presentazione che si tiene oggi nella sede romana di Confindustria, in collaborazione con Assafrica e Mediterraneo, alla presenza del primo ministro ugandese, Amama Mbabazi e dei ministri ugandesi di Investimenti e Industria. Per Confindustria, farà gli onori di casa il vicepresidente per lo sviluppo economico, Aurelio Regina.
In Uganda, dicono gli operatori che conoscono il Paese, c'è voglia di Italia ma come in diversi Stati del continente, oggi sono i cinesi a fare la parte del leone, vendendo i loro prodotti e costruendo infrastrutture che però hanno come denominatore comune la scarsa qualità e la durata effimera. L'Uganda, Paese chiuso tra il Sudan a Nord, la Tanzania a Sud, la Repubblica democratica del Congo e il Kenia a Ovest e a Est, sta conoscendo buoni tassi di crescita del Pil (quest'anno l'Fmi stima il 5,7%) ed è il quarto Paese al mondo per crescita demografica. Attualmente la popolazione è di 34 milioni di abitanti, con un Pil procapite di 563 dollari. Un vantaggio di questi anni è sicuramente la stabilità politica, garantita dal governo Mbabazi, un regime "ibrido" che non è una vera dittatura ma nemmeno una democrazia compiuta. Il livello di sicurezza, per un'impresa straniera, è considerato molto buono, per uno Stato africano.
Il settore portante dell'economia è di sicuro quello dell'energia: l'Uganda dispone di riserve petrolifere accertate di 3,5 miliardi di barili (ma con solo il 40% dell'area esplorata): un accordo fra Governo ugandese e un consorzio composto da Total, Cnooc e Tullow ha dato l'avvio alle operazioni per lo sfruttamento dei primi tre blocchi di produzione. Sempre nel campo dell'energia, l'authority ugandese per gli investimenti ha appovato 112 progetti che prevedono investimenti di 1,2 miliardi di dollari. Buone opportunità anche nel comparto dell'agrobusiness, soprattutto l'agricoltura industriale, la lavorazione dei prodotti della terra (segmento quasi inesistente), la refrigerazione, l'agricoltura biologica. Altre priorità del Governo sono il turismo, l'Ict, le infrastrutture.
Dice Flavia Ballico, responsabile finanziario della Pert, società italiana di engineering presente in molti Paesi africani e che ora guarda all'Uganda: «È un Paese dove gli italiani sono molto ben visti e dove la gente ha molta voglia di lavorare e di crescere, malgrado la povertà diffusa». L'ambasciata italiana in Uganda ha intanto creato un "business club Italia" insieme ai nostri imprenditori presenti nel Paese. «Il club – spiega l'ambasciatore italiano, Stefano Dejak – è lo strumento più importante, ma l'ambasciata vuole assicurare un approccio sistemico alle aziende italiane, nel senso che i nostri imprenditori devono trovare qui una rete di assistenza e un ambiente ideale per lavorare».
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