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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2012 alle ore 06:42.

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MILANO
A ventiquattr'ore dalla scadenza delle offerte su Ti Media e alla vigilia del consiglio di amministrazione di giovedì, l'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, alza il velo su alcuni dei dossier più caldi del gruppo. A partire dallo scorporo della rete, il cui stop potrebbe essere condizionato dal nuovo corso di una regolamentazione europea più favorevole al rame e alla sua redditività, ma spingendo anche l'acceleratore su un'offerta a banda ultralarga che da domani porterà internet a 30 megabit a Torino, Roma e Napoli. Con un investimento per l'anno prossimo di 200 milioni di euro. «Un antipasto per mettere in moto la macchina delle reti a banda ultralarga», sostiene Patuano.
Partiamo dallo scorporo: ipotesi ancora aperta o stop definitivo?
Del tema ne discuteremo tra due giorni e si tratta di una decisione di rilevanza storica per l'azienda. Direi però che il quadro è ancora aperto. Sul tema regolamentare, e in relazione al rapporto tra redditività della rete in rame e sviluppo dei network in fibra, rilevo che l'orientamento della Commissione europea è molto più "agnostico" verso le architetture tecnologiche dei singoli operatori. È importante poi ricordare che una regolamentazione orientata ai costi è efficace solo per le reti che già esistono mentre per le nuove c'è un tema di ritorno degli investimenti. Del resto Telecom sarebbe disinteressata a questo tema solo se non investisse. Ovviamente non è così.
E su Ti Media c'è una prima quadra? Il motto pare sia non vendere a tutti i costi.
Anche qui, è ancora materia riservata. Fino a oggi gli operatori telefonici poggiavano il loro business sulle infrastrutture di trasporto dati, mentre a tendere diventeranno anche piattaforme per l'erogazione di servizi video. In questo contesto dovremo saper essere sempre più neutrali per poter ospitare broadcaster come Rai, con la quale abbiamo appena siglato un accordo, la stessa La7 o Sky, per fare qualche nome. Chi produce contenuti non vuole fare anche le infrastrutture e viceversa.
Sta dicendo che in vista ci potrebbe essere un accordo commerciale con Murdoch?
No, non in questo momento. Di certo oggi i broadcaster utilizzano per trasmettere le frequenze e domani si affiancherà sempre di più la banda larga. Noi ci siamo.
In cosa consiste la nuova offerta che lancerete domani?
È un servizio di "ultra internet" basato sull'architettura Fiber to the cabinet, la fibra fino agli armadi telefonici, partendo da Roma, Torino e Napoli per estenderci poi nelle prossime settimane a Milano, Genova, Bologna e Bari. Con prezzi al pubblico da 40 euro al mese per sei mesi anziché 50 euro, oppure 49 euro al mese, sempre per sei mesi, anziché 59, con accesso alla fonia su piattaforma Voip e modem incluso. Quest'ultma offerta comprende anche telefonate illimitate verso i numeri fissi e 200 minuti ogni mese verso i cellulari Tim.
Che sviluppo avrà questo progetto?
Parliamo di 100 città entro il 2014, per una copertura di 6 milioni di unità immobiliari pari al 25% della popolazione. La velocità sarà di almeno 30 megabit. Più nel dettaglio, per le abitazioni fino a 800 metri dal cabinet la performance non dovrebbe essere lontano dai 40 megabit, con punte di 70-80 megabit per quelle più vicine. Stiamo installando 200 armadi a settimana, con un primo investimento di 200 milioni per il 2013 che comprende scavi, gli stessi armadi, sopralzi, Vdsl e così via.
Ma si potrà anche andare più veloci?
Con il vectoring e il Vdsl 2 si potranno superare i 100 megabit e anche qui la tecnologia sta evolvendo rapidamente. Già a partire dai prossimi 10-12 mesi implementeremo anche questa soluzione. Sul fronte dei fornitori lavoriamo non solo con colossi esteri come Alcatel Lucent e Huawei, ma anche con aziende italiane come Selta. Del resto se possiamo legittimamente favorire realtà nostrane, perché no? E comunque non potevamo fermarci.
Intende dire che non potevate attendere la decisione sullo scorporo?
Il futuro della rete non poteva aspettare e l'aver fatto una parte del lavoro non sposta l'ago della bilancia in relazione alla decisione che verrà presa. Le aree tecniche da un lato e commerciali dall'altro hanno continuato a fare il loro lavoro.
Cosa prevede per il futuro degli operatori italiani?
Una razionalizzazione nel giro di tre-cinque anni. Qualcuno sparirà o verrà assorbito. E questo è tanto più vero se si pensa che nella telefonia fissa sta diventando sempre più rilevante il tema degli investimenti e non tutti hanno la possibilità di farli.
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IL MANAGER

Dalla Sip al possibile scorporo
Nato ad Alessandria nel 1964, Marco Patuano è amministratore delegato di Telecom Italia dall'aprile 2011. Laureato alla Bocconi, comincia la sua carriera nell'azienda nel 1990 presso la direzione generale della vecchia Sip
Nel 2003 inizia la sua carriera internazionale con la nomina a Cfo di Tim Brasil e di Telecom Italia America Latina
Nel 2006 assume la posizione di direttore della telefonia fissa di Telecom Argentina
Nel 2008 Franco Bernabè lo chiama in Italia per assumere la carica di Chief Financial Officer della società

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