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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2012 alle ore 11:50.

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L'albergo è dall'altro lato di uno stradone che sarebbe da folli attraversare a piedi. Il tassista fa una lunga deviazione prima di scaricare all'ingresso dell'hotel il cliente straniero, che nel frattempo ha passato gli stadi dell'insofferenza, del furore e della rassegnazione: ci sono voluti 44 minuti per tornare allo stesso punto.

Il traffico infernale è la normalità a Giacarta e gli ingorghi quotidiani finiscono per diventare il segno più evidente del boom economico decennale dell'Indonesia, con i suoi tassi annuali medi di sviluppo oltre il 6% in via di conferma anche quest'anno a dispetto del calo dell'export.
Le vendite di auto dovrebbero arrivare al record di 1,1 milioni di unità, dopo il +24% di ottobre (record mensile di 106mila). Inaugurando nei giorni scorsi la nuova linea di produzione di Suv Mercedes (Classe M) alla periferia della città, Budi Darmadi, direttore generale per l'hi-tech al Ministero dell'Industria, ha stimato che il mercato raddoppierà a due milioni di vendite annuali entro 5 anni. A metà novembre, del resto, il numero uno di Toyota, Akio Toyoda, ha guidato una folta delegazione di gruppo a Giacarta per annunciare nuove fabbriche e incrementi di produzione in un mercato in cui l'azienda giapponese è leader assoluta. Stritolati dal traffico a tutte le ore del giorno, si fatica a immaginare dove andranno tutti i milioni di nuove auto in arrivo nell'ex regno del caucciù e dell'olio di palma.

La diversificazione dal settore delle risorse naturali sta portando ai massimi anche gli investimenti stranieri diretti nel Paese: +22% al record di 5,9 miliardi di dollari nel terzo trimestre. Citigroup stima a 23 miliardi il totale degli Fdi per quest'anno, mentre il responsabile degli investimenti Chatib Basri ha dichiarato – nel corso della recente inaugurazione di un nuovo impianto di cosmetici di L'Oreal – che sono 75 i miliardi che i gruppi esteri si stanno impegnando a investire. Cifre notevoli, anche perché da qualche mese vari osservatori esteri hanno lanciato l'allarme su un deterioramento del contesto per gli investimenti, in seguito ad alcune decisioni (limitazioni all'export minerario, cancellazione dell'ente regolatore dell'oil & gas) che lasciano intravedere un possibile rigurgito di populismo-nazionalismo economico (almeno nel settore delle risorse primarie), anche in vista delle elezioni presidenziali del 2014. Misure segnalate come potenzialmente "credit negative" da Moody's, che pure a gennaio ha alzato la valutazione del Paese a investment grade, come aveva fatto poco prima Fitch.

La promozione aveva suggellato un percorso che ha portato l'Indonesia dalla crisi politica e finanziaria del 1998 seguita al crollo della dittatura a un consolidamento istituzionale ed economico che sta accelerando la crescita di una robusta classe media. Tanto che McKinsey prevede che il Paese possa diventare la settima economia mondiale già nel 2030 (dall'attuale 16esimo posto). Che l'Indonesia meriti di essere inclusa nei Paesi emergenti più importanti e dinamici (aggiungendo una "i" al concetto di "Bric") è stato sottolineato nel corso del convegno svoltosi nei giorni scorsi all'Istituto italiano di cultura di Giacarta sul futuro delle relazioni bilaterali. «A smentita di luoghi comuni sull'Asia, l'Indonesia ha dimostrato che la democrazia è la strada per lo sviluppo: non un ostacolo, ma un trampolino», ha sottolineato Romeo Orlandi (Osservatorio Asia), che nell'occasione ha presentato «Indonesia: Passaggio a Sud-est» (Ed. Il Mulino, Arel), affiancato da alcuni esperti che hanno contribuito al volume. «In questo momento l'Indonesia è sicuramente uno dei Paesi emergenti più interessanti in cui le imprese italiane possano investire», afferma Luigi Carlo Gastel – veterano della comunità d'affari italiana a Giacarta e presidente dell'Ibai (Italian Business Association Indonesia) –, in riferimento anche all'opportunità di cogliere il «dividendo demografico» della quarta nazione al mondo per popolazione (con età media molto giovane).

I settori più promettenti? Meccanica, energia e ambiente, automotive, beni di lusso e tutto quanto legato alle infrastrutture, sulle quali il Governo sta per promuovere ingenti investimenti. Compresa la sospiratissima metropolitana di Giacarta, più che mai indispensabile per alleviare l'incubo del traffico.

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