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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2012 alle ore 10:42.

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Cancellate dalle liberalizzazioni, le vecchie tariffe professionali tornano sotto forma di parametri per calcolare i corrispettivi da porre a base delle gare di progettazione bandite dalle amministrazioni pubbliche. La bozza del cosiddetto decreto «parametri bis» messa a punto di concerto dai ministeri della Giustizia e delle Infrastrutture segna un punto a favore dei progettisti che riconquistano rimborsi spese e vacazioni, facendo lievitare i compensi rispetto al Dm 140/2012 sugli onorari da liquidare in sede giudiziaria, licenziato in estate tra le polemiche dei professionisti.

Messo a confronto con il vecchio decreto, il nuovo testo chiarisce da subito che il corrispettivo «è composto da compenso, spese e oneri accessori». L'altro decreto, all'opposto, escludeva esplicitamente il riconoscimento delle spese proprio nell'articolo di apertura.

Come dovranno essere calcolati i rimborsi viene chiarito in un capitolo ad hoc del provvedimento interministeriale, che prima della pubblicazione deve compiere ancora alcuni passi formali, tra cui l'esame del Consiglio di Stato. L'importo dei rimborsi sarà calcolato in base al valore dell'opera progettata e sarà uguale al 25% del compenso in caso di opere di importo inferiore al milione e al 10% per grandi opere, di valore superiore a 25 milioni. Per gli importi intermedi le percentuali verranno calcolate «per interpolazione lineare».

A favore di architetti e ingegneri tornano anche le vacazioni, vale a dire quelle prestazioni non calcolabili in funzione del valore dell'opera. Il testo ristabilisce il calcolo della retribuzione su base oraria e fa degli esempi citando, tra gli altri, rilievi altimetrici, rilievi di manufatti e restituzione grafica, consulenze, analisi accertamento. In tutti questi casi un professionista sarà pagato con 75 euro all'ora, un «aiuto iscritto» ne percepirà 50, un «aiuto di concetto» 37.

La terza novità inserita nel Dm riguarda il parametro «G», che misura il grado di complessità delle opere. Mentre il vecchio testo fissava una forbice nella quale il giudice era libero di muoversi, il nuovo testo fissa un parametro unico, limitando il potere discrezionale delle stazioni appaltanti.

Cancellata anche la possibilità di variare il compenso (in aumento o in diminuzione) del 60% che il primo decreto parametri riconosce in favore dei giudici e che i professionisti temevano potesse essere esteso per analogia anche ai responsabili delle gare pubbliche. Il nuovo testo non ne riporta traccia. Il risultato? Le prime simulazioni dicono che i nuovi compensi non saranno lontani dalle vecchie tariffe: una vittoria per i progettisti.

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