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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2012 alle ore 08:16.

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PADOVA
Superare il campanilismo dei porti e degli interporti, pensando a una piattaforma centrale in Veneto che metta in connessione il Mediterraneo con l'Europa. Una scelta cruciale, sullo sfondo delle autostrade del mare, che può passare dallo sviluppo di un "super-polo logistico integrato" con base a Padova quale retroporto per l'alto Adriatico. È lo scenario che emerge da uno studio di percorribilità per l'integrazione tra Consorzio Zip (Zona Industriale Padova) e Interporto Padova Spa promosso da Confindustria Padova, che ne ha affidato l'incarico alla specializzata Sinloc. Stando alle conclusioni dello studio (che includeva un valutazione anche su Attiva Spa, più concentrata nel Veneto meridionale, come terzo partner), l'opzione strategica di un processo di aggregazione potrebbe spostare l'asse logistico del Nordest. La visione che traspare dall'analisi che gli industriali hanno presentato ieri ai soci di riferimento delle due società (Comune, Provincia e Camera di commercio di Padova) ha un cuore ambizioso: far evolvere l'interporto patavino coinvolgendo le aree dismesse della Zip in un processo di riqualificazione e ripensamento anche urbanistico, creando un polo di ben altro peso rispetto ad oggi. «Questa ipotesi di fattibilità potrebbe prefigurare una piattaforma padovana come retroporto di Venezia – ha rimarcato il presidente di Confindustria Padova Massimo Pavin – e come hub di riferimento per l'accesso di merci dalle autostrade del mare». Dunque un percorso alternativo a nuove iniziative nel primo entroterra veneziano, dato che «la chiave del rilancio per la movimentazione merci è nella capacità di fare sistema – ha aggiunto –. So che i vertici dell'Interporto Padova hanno un dialogo aperto con il Porto di Venezia e credo che questi ragionamenti abbiano senso solo su scala regionale».
Un proceso favorito anche dalla messa a regime dal 2013 dello sportello unico doganale per il Veneto, che consentirà di accelerare il trasferimento dei container dal porto di Venezia agli interporti di Padova, Verona e Rovigo e al porto fluviale di Mantova.
A Padova il punto di partenza – che poi è il punto di arrivo dello studio di Sinloc – è la sostenibilità di questo processo. L'integrazione tra Zona Industriale e Interporto a Padova consentirebbe di efficientare i costi di gestione, equilibrando il conto economico, e di generare investimenti in nuovi business (una proiezione al 2020 li stima in 20 milioni), remunerando gli azionisti con una migliore patrimonializzazione e risultando attrattivo per nuovi investitori. Le proiezioni mostrano una crescita solida dal 2017 e soprattutto un Ebitda che consentirebbe forti investimenti.
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