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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2012 alle ore 10:56.

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Gdo chiave d'accesso al Brasile. Nella foto un negozio di elettrodomestici all'interno di un grande centro commerciale di San Paulo (Corbis)Gdo chiave d'accesso al Brasile. Nella foto un negozio di elettrodomestici all'interno di un grande centro commerciale di San Paulo (Corbis)

Le grandi cattedrali carioca – tra vetrine e scale mobili – restano quelle dello shopping. A fianco però scorrono le autostrade virtuali dell'acquisto online, perchè il Brasile, con 74 milioni di utenti connessi (al 5° posto nel ranking mondiale), ne ha oltre 20 milioni che fanno acquisti via pc.
Comunque la si voglia leggere, la corsa del mercato retail in Brasile – che da sola vale quasi il 3% del Pil – è impetuosa tanto quanto l'esercito di una classe media benestante (il reddito medio mensile disponibile dal 2005 a oggi è triplicato) e di un'urbanizzazione che spinge il settore immobiliare e i suoi bisogni correlati. A partire dall'arredamento, in cui l'Italia può giocare una parte importante. A patto che trovi partner e distributori per aprire nuovi punti vendita.

A fare il punto sulle enormi possibilità che il Brasile offre ai retailer italiani è stata, recentemente, Confimprese. Il suo presidente, Mario Resca, parte da alcuni dati precisi: «Il Brasile rappresenta uno dei principali mercati di sbocco per l'apertura di sedi commerciali e di nuovi punti vendita. È il 6° Paese nel ranking dell'economia mondiale con un Pil in crescita del 2%, pari a 2,2 miliardi di dollari, in cui il consumo rappresenta il 61% dell'economia e le vendite al dettaglio 400 miliardi di dollari».
Accelerano le vendite dei supermercati (+4,9% rispetto a settembre 2011, secondo i dati di Abras, l'Associazione brasiliana dei supermercati). Ma sono i grandi centri commerciali a spingere sull'acceleratore. Secondo Abrasce (l'Associazione brasiliana degli shopping centre), nel 2011 le vendite negli shopping mall sono aumentate del 18,6% ed entro il 2012 la crescita dovrebbe superare il 12. Solo tra il 2006 e il 2008 l'incremento percentuale si era attestato intorno al 28 per cento.

I centri commerciali in Brasile sono 430 circa per una metratura media di 25mila metri quadrati, capaci di generare nel 2011 un giro d'affari pari a 108 miliardi di reais (circa 40,18 miliardi di euro). A fine 2012 saranno 28 i nuovi mall aperti mentre in cantiere ci sono già 48 nuove realtà per il 2013. E se, in valori assoluti, si concentrano per oltre la metà a sud, tra Rio de Janeiro e San Paolo, la crescita percentuale, da qui al 2014, è prevista del +72% invece nel nord.
«Il nostro portafoglio – ha spiegato Manuel Morete, manager di Sona e Sierra – consiste in 11 centri commerciali, per una superficie totale di 403mila metri quadrati. Entro il 2013 ne inaugureremo altri due aggiungendone ulteriori 118mila, a Goiania e Londrina, città dell'entroterra che hanno superato il milione di abitanti».

Solo l'home forniture vale oggi 22 miliardi di dollari e varrà nel 2016 circa 32 miliardi, con una crescita stimata dell'8% l'anno. «Inizialmente - ha spiegato Diego Babbo, chief strategic retail officer di Natuzzi - ci siamo scontrati con la diffidenza dei distributori locali abituati a prodotti cheap. Abbiamo optato per un atteggiamento educativo della popolazione con potere d'acquisto verso un prodotto più alto di gamma. In due anni il fatturato è raddoppiato: chiudiamo il 2012 con 6,5 milioni di euro, per il 2013 contiamo di arrivare a 15 milioni. L'obiettivo non è solo distribuire i prodotti per fare volume, ma anche fidelizzare il potenziale bacino di 45 milioni di consumatori della classe media».
«Le aziende italiane – osserva Graziano Messana, managing director GM Venture e country manager Brasile di Fiera Milano – devono smettere di pensare che i dazi di importazione raddoppino il costo del prodotto italiano esportato in Brasile. Documentandosi si scopre facilmente che la maggior parte delle imposte si può recuperare esattamente con lo stesso meccanismo dell'Iva italiana e che semmai l'unico prelievo non recuperabile è l'imposta d'importazione. Anche se poi, a ben vedere, non è corta la lista di prodotti che, per l'alto valore aggiunto o l'assenza di concorrenza locale, sono importabili a dazi bassissimi o addirittuta azzerati».

Oltre al lusso «In Brasile – ricorda Messana – sta esplodendo il commercio online. Su 74 milioni di utenti internet almeno 20 milioni acquistano abitualmente via pc». Inoltre, c'è un vero boom dei servizi di pagamento mobile, via telefono, dato che ci sono 190 milioni di abitanti e 210 milioni di cellulari. «Insomma – conclude Messana – il retail in Brasile è molto meno complesso di quanto sembri. C'è spazio anche per le piccole e medie imprese, ma bisogna adeguare la strategia di mercato alle abitudini locali».

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