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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2012 alle ore 06:43.

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Novamont Spa, società con sede a Novara e stabilimento a Terni, è capofila, insieme a Versalis, Chemtex e Federchimica, del cluster tecnologico sulla chimica verde. Grazie al bando voluto dal ministero dell'Istruzione, volto a favorire le aggregazioni di soggetti attivi nel campo dell'innovazione, l'azienda - leader a livello internazionale delle bioplastiche e unico produttore italiano di materia prima bioplastica -, darà avvio a due importanti progetti, da 12 milioni di euro l'uno, riguardanti lo sviluppo di una bioraffineria integrata di terza generazione per la produzione di bioplastiche avanzate.
Nell'ambito del cluster sono stati sviluppati quattro progetti in via prioritaria; i progetti, che partiranno il primo gennaio 2013 e si svilupperanno nel corso di tre anni, sono stati possibili grazie allo sviluppo scientifico di importanti partner della ricerca pubblica, come Enea, Cnr, Centro della ricerca per l'agricoltura del ministero (Cra) e Centro nazionale di ricerca sulle biomasse (Crb) istituito dal ministero all'Ambiente presso l'università di Perugia (coinvolta nel progetto per oltre un milione di euro). «A testimonianza – spiega il professor Franco Cotana, docente di ingegneria industriale e direttore del Crb -, dell'alta qualificazione scientifica del nostro ateneo». L'obiettivo dei progetti umbri è quello di sfruttare biomassa residuale per prodotti chimici sostitutivi di prodotti derivati dal petrolio e rendere l'intero processo sostenibile e rinnovabile.
«Il progetto della bioraffineria integrata - spiega Giulia Gregori, responsabile Pianificazione strategica Novamont Spa – studia e mette a punto colture, come il cardo, che possono crescere in terreni aridi e marginali, dove non si riuscirebbe a coltivare altro. L'idea è di rendere tutto efficiente, anche dal punto di vista energetico. L'altro progetto prevede l'utilizzo di residui ligno-cellulosici per trasformarli in zuccheri e studia la disponibilità di queste biomasse, dove sono prodotte e attraverso quali processi vengono trasformati in bio-chemicals, con l'obiettivo di utilizzarli per prodotti al 100% rinnovabili».
Il bando del Miur prevedeva l'aggregazione di soggetti (per la chimica verde sono 109). «Per la prima volta – sottolinea Gregori – è stato riconosciuto un settore importante come quello della chimica verde, che mette insieme soggetti della ricerca pubblica e privata e focalizza risorse». Importante aver definito le priorità a livello nazionale per far convergere soggetti in una logica di filiera. Il Crb guidato dal professor Cotana avrà il compito di andare a sviluppare la filiera energetica, l'ottimizzazione della bioraffineria, utilizzando tutti gli scarti per fare energia.
«L'aver coinvolto – prosegue Gregori - le imprese chimiche del sito ternano, come Treofan e Meraklon, è un importante segnale di investimento su un territorio in cui, con l'uscita di Basell, la crisi si è sentita in maniera pesante. Una opportunità che si da al territorio per sviluppare nuovi prodotti e per spostare la produzione di queste aziende su prodotti più innovativi».
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