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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 06:43.

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BRUXELLES
Il primo round lo ha vinto il commissario alla Salute della Ue, Tonio Borg. Ieri, infatti, la Commissione europea ha formalizzato la proposta di revisione della nuova direttiva sul tabacco. Nonostante il braccio di ferro ingaggiato dalla filiera del tabacco europea sul settore viene calata una pesante scure.
La direttiva introduce una serie di norme restrittive, in particolare l'obbligo del confezionamento in un pacchetto generico «coperto» per il 75% da immagini shock, per esempio quelle degli organi devastati dal fumo, finalizzate ad allontanare i fumatori dalla «dannosa» sigaretta. E per non rischiare un effetto più soft sono vietati i pacchetti più piccoli, da 10 sigarete, che non consentirebbero di riportare immagini sufficientemente sgradevoli.
Non potranno inoltre essere utilizzati altri ingredienti e additivi nel processo di lavorazione della foglia. Ma fuori gioco finiranno anche i prodotti di nuova generazione meno dannosi per la salute. Vita dura anche per le sigarette elettroniche che contengono nicotina, dovranno riportare con evidenza le avvertenze sui rischi per la salute.
Ora la nuova normativa passa al vaglio dell'Europarlamento e, secondo le previsioni, dovrebbe entrare in vigore nel 2015. Soddisfatto il commissario Borg: «Ce l'abbiamo fatta – ha dichiarato – la Commissione aveva promesso di adottare una proposta entro la fine del 2012 ed è quello che oggi (ieri ndr) presento ai ministri della Salute e al Parlamento europeo». La Commissione dunque ha dichiarato guerra al fumo in Europa: troppi morti (700mila per malattie legate al tabacco) e troppi giovani tentati dalla sigaretta (si inizia prima dei 18 anni). L'obiettivo della «cura» è di ridurre del 2 per cento in cinque anni il numero dei fumatori nei paesi della Ue.
La filiera del tabacco europea e italiana in particolare ha tentato fino all'ultimo di contrastare norme tanto restrittive e penalizzanti che, secondo gli operatori, non porteranno a un miglioramento della salute, ma come sicuro impatto provocheranno la distruzione di un'industria. Un accanimento insomma che, secondo le associazioni di settore italiane, dall'Unitab all'Ont-Italia, favorirà lo smantellamento del settore con la perdita di 60mila posti nel nostro paese e 400mila in tutta Europa. E anche i tabaccai avevano minacciato,alla vigilia dell'approvazione della direttiva, di portare la protesta a Bruxelles.
Con la standardizzazione del prodotto, poi, si profilerebbe il rischio di dare impulso a contraffazione e contrabbando. Un business già molto fiorente che un recente rapporto di Nomisma ha stimato pari al 3,4% dei consumi legali: nel 2010 ci sarebbero stati 2,8 miliardi di sigarette illegali di cui 423 milioni contraffatte.
Sempre Nomisma ha rilevato una superficie investita in Italia a tabacco di 28.016 ettari con la Campania in pole position (8.821 ettari) seguita da Veneto e Umbria. In Italia opera anche il 35 per cento degli impianti di raffinazione di tutta Europa. Ma nel periodo 2000-2011 Nomisma ha registrato la riduzione di 10mila ettari coltivati e l'abbandono di oltre 24mila produttori.
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