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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2012 alle ore 08:21.

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MILANO
Sirti cerca il rilancio puntando all'estero. Verso il Nord Europa, tra Svezia e Finlandia, ma anche in direzione opposta, sulle sponde dell'Africa e più a Oriente fino all'Arabia Saudita. L'azienda italiana di telecomunicazioni nata nel 1921 (e già controllata dal gruppo Iri) oggi ha un "pacchetto" di commesse da circa 100 milioni di euro che potrebbe risollevarne le sorti visto che il gruppo ha dichiarato nei mesi scorsi oltre mezzo migliaio di esuberi, su un totale di 4mila addetti.
La svolta industriale portata avanti dall'amministratore delegato Stefano Lorenzi si chiama diversificazione: nel core business non c'è più solo l'ingegneria d'impianto delle reti di tlc – quindi i servizi che vanno dai contratti di manutenzione dei network telefonici fino alla posa della fibra ottica – ma anche le reti energetiche. Da qui il contratto da 33 milioni di euro con la Svezia per la realizzazione di una linea aerea di trasporto energia a 300 Kv, un network lungo 64 chilometri nel quale viaggerà corrente elettrica tra la località di Nassjo e Varnamo, nel Sud del Paese. Stesso discorso per la Finlandia, dove l'azienda italiana si è aggiudicata una gara da 20 milioni di euro indetta dalla Fingrid, società pubblica che si occupa della pianificazione operativa delle strutture ad alta tensione, per la costruzione di un elettrodotto a Nordovest di Helsinki. In Arabia invece Lorenzi ha vinto un contratto da 10 milioni con Saudi Aramco, la compagnia petrolifera nazionale, che prevede la progettazione e l'installazione di sistemi tecnologici "chiavi in mano".
In Libia, invece, dopo la guerra civile riprende la costruzione della rete a lunga distanza in fibra ottica. Attraverso la joint venture Sirt, società partecipata al 55% da Sirti e dal 45% da Lpti, l'azienda pubblica di telecomunicazioni, Sirti rimetterà in moto attività e contratti per un valore di oltre 50 milioni. La società avrà anche il compito di ripristinare la funzionalità delle reti in fibra costruite nello scorso triennio e danneggiate durante il conflitto.
«Il tema della diversificazione del business è importante anche in Italia – spiega Lorenzi – per replicare sul mercato domestico la strategia che all'estero ci ha portato a far crescere le commesse». E gli obiettivi finanziari per il 2012? «L'anno scorso abbiamo chiuso con un fatturato di 540 milioni e quest'anno non dovremmo scostarci molto da questi valori ma il dato veramente positivo è che il nostro portafoglio di ordini ha ricominciato a movimentarsi». La società ha 4.100 addetti, di cui la maggior parte in Italia. Oggi le persone in cassa integrazione sono 650 e per 250 di queste sono già state attivate «piattaforme di riqualificazione e formazione», conclude l'ad. Tuttavia proprio le difficoltà sul mercato interno, ancora molto focalizzato sulle telecomunicazioni, hanno portato la stessa Sirti, nell'ultimo incontro con i sindacati del 4 dicembre scorso, a ribadire la necessità di una revisione complessiva del costo del lavoro, in particolare su voci come la reperibilità, le trasferte e l'utilizzo dei mezzi. All'inizio del 2012 il gruppo aveva congelato gli aumenti contrattuali di primo livello, che sono poi stati gradualmente ripristinati a partire dall'estate.
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