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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2013 alle ore 15:30.

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Con un rush finale straordinario e contro ogni previsione, l'Italia ha centrato praticamente tutti gli obiettivi di spesa dei fondi Ue. Unica eccezione, tra i 52 programmi finanziati dall'Unione, il piano nazionale "attrattori" che non ha raggiunto il target e dovrà restituire 33 milioni a Bruxelles. «Abbiamo seriamente corso il rischio di perdere quote importanti di fondi ma abbiamo scongiurato il pericolo», ha detto il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, presentando la radiografia 2012 della spesa di fondi Ue.

Il dato forse più significativo dell'accelerazione di spesa, aldilà delle percentuali degli obiettivi raggiunti, è che sono stati spesi negli ultimi 14 mesi 9,2 miliardi, esattamente quanto era stato speso nei precedenti 58 mesi. «Chi dice che questo governo non ha fatto politiche di sviluppo, dovrebbe tener conto di questo dato che significa lo 0,6 per cento del Pil», ha detto il ministro attribuendosi solo una parte del merito politico e amministrativo del successo, da condividere con i Governatori e anche con il suo predecessore, Raffaele Fitto, che aveva avviato l'operazione di riprogrammazione.

Dalla fotografia scattata a fine anno si evidenziano programmi e regioni che sono più indietro in termini di percentuale di spesa effettiva. Sotto il 20% c'è rimasto solo il piano nazionale reti e mobilità che, avendo al proprio interno grandi opere infrastrutturali, fa fatica a rimettersi in moto anche dopo la riprogrammazione. Tra le Regioni del Sud, Campania all'ultimo posto, intorno al 22%, con Sicilia e Calabria poco sotto il 30%. Più avanti, al solito, la Basilicata con il 48%, mentre il balzo più forte lo ha fatto registrare la Puglia, che ha centrato il 40% di spesa effettiva.

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