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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2013 alle ore 08:16.

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ROMA
Dopo un'estenuante attesa, tra le più lunghe del percorso attuativo dei provvedimenti per la crescita, è stato sbloccato il nuovo assetto dell'Agenzia per il commercio estero. Il premier Mario Monti, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e il ministro dell'Economia Vittorio Grilli hanno firmato il decreto della presidenza del consiglio (Dpcm) che dispone il trasferimento all'Ice e al ministero dello Sviluppo economico delle risorse umane, strumentali, finanziarie e dei rapporti giuridici attivi e passivi che facevano capo al vecchio Istituto per il commercio estero (soppresso dal decreto 98 del 2011).
Alla fine, per evitare ulteriori allungamenti dei tempi, si è deciso di accorpare i tre Dpcm inizialmente previsti in un unico provvedimento, pronto per la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Con effetto dal 1° gennaio, l'Ice è pienamente operativa e, sulla base anche della graduatoria già pubblicata, si è chiarito il quadro delle risorse umane: 434 persone passeranno alla nuova Agenzia, mentre 141 entreranno negli organici del ministero dello Sviluppo economico. In entrambi i casi, ai dipendenti viene attribuito il trattamento economico disciplinato dai contratti collettivi nazionali di lavoro del personale dei ministeri. L'articolo sulle risorse strumentali stabilisce invece il passaggio dell'immobile che ospita la sede centrale (via Liszt a Roma) al demanio statale. A fronte di quest'operazione e della conseguente riduzione patrimoniale, la nuova Agenzia non eredita le poste debitorie del vecchio Istituto nei confronti del ministero dello Sviluppo per un importo complessivo di 45,4 milioni. Allo stesso tempo restano fuori dalla nuova Ice disavanzi delle gestioni precedenti provvisoriamente individuati in circa 25 milioni.
Il Dpcm mette dunque fine alla gestione transitoria e rende possibile la piena operatività della struttura che è guidata da maggio da Riccardo Monti e opera sulla base delle linee guida della cabina di regia per l'internazionalizzazione. Ora si apre la partita delle sedi estere, che sta mandando in fibrillazione la rete di corrispondenti e funzionari che attendono la mappa definitiva dei nuovi incarichi, pronta probabilmente per aprile.
L'Agenzia, inoltre, attende lo sblocco di circa 29 milioni di euro da destinare all'attività promozionale, sacrificata negli ultimi anni per esigenze di finanza pubblica anche a scapito del confronto con i principali Paesi concorrenti. Il processo di riassetto della macchina per l'internazionalizzazione non può dirsi tuttavia completato e sono ancora diversi gli aspetti da chiarire. Resta da superare il dualismo, o quantomeno la sovrapposizione, con le iniziative adottate dalle singole Regioni. Ed è ancora un enigma il grado di interazione che potrà esserci tra risorse pubbliche e contributo dei privati. Anche il Desk per l'attrazione degli investimenti esteri, che sarà una divisione specifica all'interno dell'Agenzia, non è ancora decollato.
Gli obiettivi della nuova Agenzia per l'export del prossimo triennio, particolarmente ambiziosi, saranno presentati mercoledì prossimo alla presenza del premier Mario Monti e del ministro dello Sviluppo Corrado Passera. L'export italiano di beni e servizi ammonta attualmente a circa 453 miliardi, l'Ice si propone di superare quota 600 miliardi nel 2015. Un traguardo affascinante, senza dubbio, ma realmente raggiungibile solo se il prossimo governo garantirà un impegno di alto profilo.
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