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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2013 alle ore 08:16.

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FIRENZE
La crisi non risparmia Kme, leader europeo nei prodotti intermedi in rame. L'azienda fiorentina, che fa capo a Intek group, ha annunciato ieri alle organizzazioni sindacali un piano di razionalizzazione e ottimizzazione della capacità produttiva che prevede 275 esuberi in Italia, dove opera con 1.300 dipendenti (su un totale mondiale di 6.500).
La struttura industriale di Kme è destinata a cambiare: sarà fermato uno dei cinque forni fusori nello stabilimento di Fornaci di Barga, in provincia di Lucca, massimizzando invece l'utilizzo del nuovo forno per la raffinazione del rame appena installato nel sito produttivo; e chiuderà l'officina meccanica Lime di Campo Tizzoro, sull'Appennino pistoiese, da tempo senza commesse. Gli esuberi riguardano Fornaci di Barga (142 persone), Campo Tizzoro (38) e l'impianto di Serravalle Scrivia in provincia di Alessandria (95).
«Queste azioni sono dettate dalla crisi epocale che sta vivendo l'economia e hanno lo scopo di assicurare il ritorno alla competitività delle nostre attività in Italia», dice Riccardo Garrè, amministratore delegato di Kme. Il gruppo, che aveva chiuso il 2011 con circa 3 miliardi di ricavi, 90,6 milioni di Ebitda e una perdita netta di 14,3 milioni, nei primi nove mesi del 2012 ha registrato vendite per 1,982 miliardi e un Ebitda di 37,7 milioni, in netta flessione rispetto all'esercizio precedente. «Il crollo dei volumi di materia prima che lavoriamo in Italia è drastico: siamo passati dalle 250mila tonnellate di otto anni fa a 140mila tonnellate», dice Enzo Manes, presidente di Intek group.
A fronte di questo calo di volumi, la forza lavoro utilizzata da Kme nel nostro Paese è passata nello stesso arco di tempo da 1.600 a 1.350 unità. «L'azienda non mira a licenziamenti di massa e per questo ha avviato un confronto con i sindacati, confidando nel senso di responsabilità che ha sempre caratterizzato le relazioni industriali di Kme - spiega una nota del gruppo -. L'auspicio è che si possano trovare soluzioni a impatto sociale sostenibile, come la cassa integrazione a zero ore, limitando per quanto possibile i provvedimenti. Queste soluzioni - conclude il comunicato - dovranno però essere risolutive e adeguate ad assicurare un futuro all'azienda».
Molto dipenderà dalla ripresa economica, soprattutto in Europa dove Kme controlla il 30% del mercato.
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