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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2013 alle ore 08:14.

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ROMA
All'alba del sesto anno di crisi, gli italiani appaiono sempre più scettici sulla possibilità di un'uscita rapida dalle difficoltà economiche: per i prossimi dodici mesi, secondo un sondaggio Confesercenti -Swg, solo il 16 per cento dei cittadini, la metà dello scorso anno, vede in arrivo miglioramenti per l'economia; mentre l'84% è convinto che il 2013 non porterà alcuna evoluzione positiva.
Per gli intervistati, il lavoro sembra essere l'emergenza vera, la priorità assoluta scelta nelle risposte come banco di prova per il nuovo esecutivo, a causa della forte insicurezza sul futuro, prima ancora di citare altri temi "caldi", come le tasse troppo elevate o i costi della politica .
Ma andiamo con ordine: la salute dell'economia italiana viene giudicata negativamente dall'87% per cento del campione. Per il 51% è addirittura pessima mentre solo il 13% la segnala come discreta (la percentuale è aumentata del 3 per cento sullo scorso anno).
Anche sulle prospettive la sfiducia è forte e ad avere una visione più positiva sono i giovani sotto i 24 anni (22,9% di ottimisti) e chi vive nelle isole (22,2%); nel complesso, aumentano significativamente i pessimisti, coloro i quali ritengono che nel 2013 andremo incontro a un significativo peggioramento dell'economia, passati dal 30 dello scorso anno al 44% del campione generale.
Sotto il profilo territoriale, a veder nero sono soprattutto gli abitanti del Nord Ovest d'Italia, mentre, se si considera l'età media, l'umor nero colpisce il 49% di chi ha tra i 35 e i 44 anni.
Quando si parla della situazione personale e di prospettive della famiglia il pessimismo si attenua, ma solo in modo leggero : infatti anche in questo caso l'84% non crede in un miglioramento e il 52% degli intervistati pensa che la situazione personale rimarrà la stessa (la quota era al 47% lo scorso anno); scende, tuttavia, sia il numero di chi si dichiara ottimista (dal 17 al 14%) sia quello di chi si dice pessimista (dal 36 al 34%).
Però, alla domanda: «Scusi, lei come arriva alla fine del mese?» il 41% degli interpellati dichiara di non riuscirci, né con il proprio reddito, né con quello familiare. E se nel 2010, in occasione della medesima indagine circa il 72% dichiarava di riuscire a far fronte alle spese familiari, quest'anno la percentuale di chi tutto sommato se la cava è scesa al 59 per cento.
La soglia critica sembra essere il 21 del mese, proprio come nella vecchia canzone di Lucio Battisti: il 28% degli intervistati, infatti, dichiara di finire i soldi dello stipendio alla terza settimana.
In ogni caso, l'80% afferma che la crisi ha colpito anche il proprio nucleo familiare, mentre una famiglia su cinque dichiara di aver subito la perdita del posto del lavoro o la cassa integrazione per uno dei suoi membri . Del resto, secondo i calcoli della Cgil, sono 520mila i lavoratori "equivalenti" in Cig a zero ore per l'intero 2012; ciascuno di essi, secondo queste stime, ha perso circa 8mila euro. Si tratta di una rielaborazione dei dati Inps sulla cassa integrazione nel 2012 (quasi 1,1 miliardi di ore autorizzate) secondo la quale il taglio complessivo della busta paga è di 4,2 miliardi al netto delle tasse. La Cgil ha tra l'altro sottolineato ieri che il 2012 è stato il secondo peggior anno (dopo il 2010) degli ultimi trentadue (dal 1980 anno di inizio delle serie storiche) in termini di ricorso alla cassa integrazione.
Non è casuale, dunque, che di fronte a questa crescente insicurezza riguardo alla possibilità di mantenere in futuro il proprio tenore di vita, come segnala l'indagine della Confesercenti, in vista del nuovo esecutivo, l'occupazionei dovrebbe essere il primo punto in agenda del governo che verrà per per il 31% degli intervistati. Subito dopo, gli italiani chiedono di abbassare le tasse e di ridurre i costi della politica (si tratta del 23% del campione in entrambi i casi).
«La situazione – ha detto Marco Venturi, presidente di Confesercenti, commentando la ricerca – è molto difficile, perché da una parte parliamo di disoccupazione e dall'altra è stato certificato che l'Italia è al 126° posto tra gli stati che più sprecano al mondo. Ridurre la spesa e la pressione fiscale – ha concluso – può rimettere in moto l'Italia, ma non si sta andando in questa direzione».
Per Coldiretti, infine, sale lo spread della fiducia tra Italia ed Europa: «Il 34% dei cittadini europei pensa di veder ridotto il proprio potere di acquisto nel 2013, ma gli italiani sono al 48% dei quali solo l'8 pensa che la propria capacità di spesa migliorerà (contro il 19% degli europei)» recita l'analisi dell'associazione sulla base delle previsioni Deloitte.
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