Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 15:27.

My24
(Afp)(Afp)

Italia sprecona dell'energia. Distratta nell'utilizzo degli incentivi comunitari, che nella maggior parte dei casi rimangono lì, per mancanza di procedure, di richieste, di progetti. Ma ecco l'imbarazzante novità: quando li chiediamo e li utilizziamo facciamo la figura degli imbroglioni.

Accade per i fondi di coesione che la Ue mette a disposizione dei paesi per incrementare l'efficienza energetica degli edifici pubblici.
Negli ultimi cinque anni abbiamo chiesto 874 milioni di euro. Sono arrivati. E li abbiamo usati in maniera del tutto impropria: non per incrementare l'efficienza degli edifici pubblici, che come rilevano i nostri più importanti centri di ricerca rappresentano la principale fonte di spreco energetico del nostro paese (e quindi il più rilevante serbatoio per guadagnare efficienza), ma per finanziare semplici ristrutturazioni o manutenzioni che comunque dovevamo fare.

Una palese violazione delle regole comunitarie. Oggetto di più che probabili sanzioni. Lo rileva la Corte dei conti europea in una relazione speciale basata sull'analisi di alcuni progetti campione. Che hanno mostrato tutti, ma proprio tutti, una chiara violazione delle regole. Piccola consolazione, che non vale proprio nulla: siamo in buona, anzi cattiva, compagnia. Abusi di questo genere sono stati commessi anche dalla Repubblica Ceca e dalla Lituania.

«Nessuno dei progetti da noi controllati è stato oggetto negli stati membri di una valutazione del fabbisogno e neppure di un'analisi delle potenzialità di risparmio energetico in relazione agli investimenti» taglia corto Harald Woegerbauer, il responsabile comunitario del procedimento. «I paesi indagati – incalza Woegerbauer - hanno fondamentalmente utilizzato questi fondi per rinnovare edifici pubblici, mentre il risparmio energetico era, nel migliore dei casi, una finalità secondaria».
Italia, Repubblica Ceca e Lituania sono finite nel mirino non a caso. Sono infatti i tre paesi - spiegano gli analisti italiani di Quotidiano Energia - che nello scorso quinquennio hanno ricevuto i contributi più consistenti dal fondo di coesione e dal fondo europeo di sviluppo regionale per l'efficienza energetica.

Contributi che si sono scontrati con palesi carenze nelle procedure di istruttoria e di validazione dei progetti, incapaci di «rendere efficaci in termini di costi benefici gli investimenti nell'efficienza energetica», sentenziano i gendarmi comunitari. In Italia, in particolare, non sono stati fissati «obiettivi ragionevoli in termini di costi/efficacia». E così i progetti non sono stati «selezionati ai fini del finanziamento in base alla potenziale capacità di produrre benefici finanziari attraverso il risparmio energetico, bensì in base al fatto che gli edifici erano considerati pronti a ricevere i finanziamenti se necessitavano di una ristrutturazione e se la relativa documentazione era conforme ai requisiti».

Imbrogli a parte(per i quali il nostro paese si dimostra ancora volta campione) il rapporto della Corte dei Conti Ue rileva che l'intera politica comunitaria per la promozione dell'efficienza energetica sta mostrando un andamento deludente. E senza ulteriori e più efficaci iniziative, sia nel sistema di obblighi che evidentemente nei controlli, l'obiettivo del 20% di progresso complessivo in efficienza energetica indicato nei target Ue al 2020 rischia il fallimento.

Considerando l'andamento attuale - valuta il rapporto Ue - rischiamo di doppiare il decennio con un progresso dell'efficienza complessiva che non arriverà alla metà dell'obiettivo indicato. L'unico settore che rispetterà sostanzialmente i target è quello dell'industria privata, obbligata ad accelerare sull'efficienza per ragioni di competitività. Più che dimezzati, invece gli obiettivi tendenziali nei trasporti, mentre nel residenziale pubblico e privato il progresso sarà di appena un terzo rispetto all'obiettivo. Il record negativo rischia però di arrivare, se non ci sarà una drastica rivitalizzazione delle procedure delle regole Ue, nel settore della produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia, che rischia di chiudere il decennio con appena un quinto del percorso promesso.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi