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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2013 alle ore 11:55.

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Raggiungere quota 620 miliardi a fine 2015. È l'ambizioso obiettivo del Piano nazionale dell'export 2013-2015 presentato dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e dal presidente dell'Agenzia Ice Riccardo Monti alla presenza del premier Mario Monti.

L'Italia, secondo le ultime stime, ha chiuso il 2012 con esportazioni di merci e servizi per 473 miliardi di euro. In tre anni dunque il piano conta di mettere a segno circa 145 miliardi aggiuntivi, con crescite significative nelle principali aree di riferimento: +55 per cento in Africa e Medioriente, +39 per cento in Asia, +44 per cento in America latina.

Target che andranno necessariamente valutati con l'arrivo del prossimo governo, chiamato a mettere in atto le proposte di interventi a favore del commercio estero che vanno dall'introduzione di sgravi fiscali al potenziamento del budget dell'Ice.

Soprattutto, il prossimo esecutivo dovrà dare continuit° al lavoro in corso in questi mesi per la creazione di una vera Export bank, «un progetto - ha detto il premier - al quale guardo con favore». Sarà la Cassa depositi e prestiti, insieme a Sace e Simest, il pivot dell'operazione con la quale l'Italia tentera' di recuperare il gap sui finanziamenti rispetto ai principali Paesi concorrenti. «L'Italia - ha ricordato il presidente del Consiglio - supporta finanziariamente l'export per 1,3 miliardi, contro gli 11 miliardi della Germania».

Proprio il sistema tedesco, hanno sottolineato Passera e Riccardo Monti, dovrà essere il nostro concorrente di riferimento, soprattutto per il manifatturiero. L'export tedesco incide sul Pil per il 50 per cento, contro il 28 per cento italiano. «Colmare del tutto questo gap - ammette il presidente dell'Ice - è impensabile. Ma potremmo essere già soddisfatti se, come credo, riusceremo in un triennio a portare il valore delle nostre esportazioni al 35-38 per cento del Pil».

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