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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 07:58.

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Un accordo firmato a Roma alle 5 del mattino, dopo una riunione fiume durata quasi 19 ore al ministero del Lavoro, scongiura 244 licenziamenti al San Raffaele. Il salvataggio dei lavoratori del comparto a rischio dell'ospedale milanese, eredità della passata gestione di don Verzé, è contenuto in 8 pagine in cui azienda e sindacati decidono il passaggio dal contratto pubblico a quello privato (Aiop), con un taglio medio del 9% degli stipendi per i prossimi due anni (da ricalibrare in caso di miglioramento dei conti), che va a incidere sulle parti accessorie ma non su quelle tabellari. L'accordo è stato firmato dalla Rsu del San Raffaele, non dalle sigle sindacali, perché vengono toccati alcuni punti del contratto nazionale cui si sarebbe preferito non incidere, magari attraverso la concessione di un contratto di solidarietà in deroga. E adesso, per essere valido, deve passare al vaglio dell'assemblea dei lavoratori dell'ospedale. Il referendum ci sarà il 29 gennaio. Il 31 gennaio, le parti sono riconvocate al ministero, a Roma, per sottoscrivere definitivamente o meno l'accordo a seconda del risultato.

«Abbiamo firmato l'ipotesi di accordo per il bene dei lavoratori, ora saranno i dipendenti a giudicare», ha spiegato Angelo Mulé, coordinatore della Rsu. Evitare i licenziamenti di tecnici, infermieri e personale amministrativo è, infatti, solo un primo passo che non ha ancora sgombrato il campo da tutte le preoccupazioni dei sindacati. «Rispetto alla proposta che avevamo rifiutato a dicembre - ha sostenuto lo stesso Mulé - ci sono alcuni miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda l'armonizzazione delle norme salariali e sulla maternità nel passaggio al contratto della sanità privata». Fra gli interventi di armonizzazione c'è infatti la salvaguardia degli stessi diritti di maternità previsti dal contratto pubblico per chi è già dipendente del San Raffaele. Il contratto Aiop entrerà a regime in due fasi: la parte normativa a luglio, quella economica il primo gennaio 2015. Nell'accordo c'è anche lo smaltimento delle ferie arretrate entro il 2014, mentre la diminuzione del 9% sarà resa possibile fra l'altro dalla sospensione dell'accordo del 2010 sulla produttività. È comunque prevista una verifica periodica: in pratica, mano a mano che l'amministrazione riuscirà a coprire il buco di 65 milioni di euro sarà possibile diminuire il taglio degli stipendi. Da parte del San Raffaele non c'è alcun commento, ma l'accordo che è stato raggiunto all'alba appare in linea con quanto proposto già nel luglio scorso dall'amministratore delegato Nicola Bedin per far fronte alla vorgaine nei conti, a cui nel frattempo si sono aggiunti anche i tagli alla sanità che andranno a incidere, per il San Raffaele, per ulteriori 8 milioni di euro nel 2013 in aggiunta ai 17 milioni di tagli effettuati nel 2012 dalla Regione Lombardia.
Ora la sorte della trattativa che ha scongiurato gli esuberi è nelle mani dell'assemblea dei lavoratori. Non tutti i sindacati però si dicono pronti a sostenere il voto favorevole. L'Usb ha per esempio già fatto sapere che «darà indicazioni di non approvare l'accordo», ritenendo fra l'altro «inaccettabili i tagli degli stipendi».

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